Lettere in Redazione
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«Le celebrazioni per il terremoto e il consueto vezzo di dimenticare, come se fosse fatto apposta, la storia reale dell’antica Ragusa»

 

Ragusa, 12 gennaio 2015 – Riceviamo e pubblichiamo: «Riteniamo debba essere posta in evidenza tutta la nostra amarezza per come è stata preparata e condotta la celebrazione della memoria dell'11 gennaio 2015. 

Tutto è stato incentrato in un sito che all'epoca del terremoto neanche esisteva. 

Si continua a perseguire e a sostenere una storia della città di Ragusa che, ad arte, fino dal 1693 viene artefatta così come i presupposti che portarono alla nascita della nuova città, che a quell'epoca nuova non era perché costruita sul vecchio territorio dell'allora parrocchia di San Giovanni che si trovava a Ibla. 

Lo stesso motto "Crevit ragusiae hyblae ruinis" non è corretto, perché Ragusa nuova non nasce dalle rovine di Ibla, bensì dalle rovine dell'allora Ragusa che fu chiamata Ibla solo dal 1922 e che era stata Ragusa dall'epoca bizantina fino al 1865 quando, con palese ingiustizia, la nuova città assumeva il nome di Ragusa appiccicando alla Ragusa originale il nome col suffisso Ragusa inferiore, la filiale in una parola che usurpava il nome della madre strappando oltre al nome che non le apparteneva due parti dell'immenso territorio. 

Riteniamo che se una storia debba essere raccontata si debba fare nel rispetto pieno di questo e non rifatta alla luce di quanto detto da "storici" campanilistici interessati a farsi "pubblicità" con la Ragusa nuova che, al contrario di quanto da loro sostenuto, è, come invece affermato da Paolo Orsi, "citta senza storia". Orsi anzi chiarisce: “Tutta la storia di Ragusa si riferisce alla inferiore giacché la superiore, di data recente, sorta tutta dopo lo spaventevole terremoto del 1693, è città senza passato e senza storia; è la figliale che ha soverchiato la metropoli”. 

Aggiungiamo noi la “figliale” che ha anche rinnegato la metropoli, cioè la madre. In merito alle recenti celebrazioni si poteva dare un segnale diverso nel dare valore e memoria dell'11 gennaio 1693. Invece di incentrare le celebrazioni a Ragusa nuova, si poteva valorizzare la "madre", la città antica, l'originale, da dove tutto parte e fin dai tempi antichi quando i sicani colonizzarono la Sicilia. 

Si poteva sottolineare tutto ciò, per esempio, con una fiaccolata che, partendo dall'antico portale (la più importante testimonianza di allora), si sarebbe potuta concludere in cattedrale, dando pieno valore e testimonianza alla verità sulla quale si fonda Ragusa. Invece si è voluto, non a caso, ancora una volta, non dare il giusto valore alle cose e alla vera storia di Ragusa. Confidiamo che il prossimo anno, gli organizzatori possano prendere spunto dalla storia ed usufruire dei luoghi della vera Ragusa».

 

I cittadini dell'antica Ragusa

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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