Religione
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Scicli, chiesa di Santa Maria La Nova: La regalità sacra del Museo del campanile

 

Scicli, 23 agosto 2014 – Nell’incantevole scenario barocco in cui si immerge la città di Scicli, si erge maestosa la chiesa di Santa Maria La Nova. 

L’architettura della stessa, già ricca e importante per i tre colori predominanti (rosa, blu, verde) e lo stile che lo caratterizza, diventa ancora più imponente per la presenza (appena si entra dal portone principale, sulla sinistra) di una stupenda scala a chiocciola in legno senza colonna centrale da cui si accede al museo della chiesa che è suddiviso in più piani e ammezzati (per la precisione nove). In ordine di fruizione: al primo piano Stella Maris, al secondo è allocato l’organo, al terzo la Consolata, al quarto le corone, al quinto la “stanza grande”, al sesto il Cristo, al settimo i “tronetti” e l’Ecce Homo, al penultimo locali attigui al sistema campanario, al nono piano le campane.

 

Il tema della mostra di quest’anno è “La Regalità di Dio”, le cui virtù principali sono dignità, maestà, magnanimità.

Simbolo per eccellenza della regalità è la corona, ornamento del capo, insegna di sovranità.

Salendo la prima rampa di scale si notano subito due puttini che tengono un drappo rosso che fa da sfondo alla Stella. Questo è il simbolo dell’omonima Confraternita. L’itinerario museale inizia con la visione della prima corona della mostra: la corona della Madonna Consolata, in rame dorato e vetri colorati.

Il piano successivo è il piano dell’organo, lo strumento che racchiude al suo interno un’orchestra nel suo complesso. Per chi volesse ascoltare le melodie dell’organo di Santa Maria La Nova, dovrà aspettare il prossimo 29 agosto, data programmata per ascoltare il concerto per organo e voce (a partire dalle ore 21.00).

Salendo ancora, il visitatore si trova è catapultato in un’altra dimensione, tra l’umano e il divino: solo un breve corridoio per giungere in una stanza al cui centro si trova la statua della Madonna che saluta con la mano destra colui che è in cammino. Si tratta di una statua del secolo XV, in legno di ciliegio, con capelli in foglio d’oro e la veste in lapislazzulo polverizzato. Ai lati della stanza, due teche: in una, collane in oro, nell’altra la collana dell’Addolorata, in filo nero, con camei del Settecento e al ciondolo la reliquia “capillus” di Santa Maria.

A partire dal secondo pianerottolo la regalità è messa ancora di più in evidenza per la presenza di oggetti preziosi: una corona con scettro risalente al 1669, in argento; una corona con trame di rame dorato e acqua marina; una corona in argento del Quattrocento; un’altra in oro massiccio decorata con rose e spine, anch’esse in oro del secolo XVIII e, infine, una corona del 1954 in oro, rubini, smeraldi e acqua marina.

Non solo regalità, ma anche ricchezza e bellezza.

Salendo al quinto piano, vi è la stanza grande in cui sulla sinistra una grande vetrata dà l’opportunità al visitatore di poter guardare dall’alto l’interno della chiesa per intero, fino agli angoli più reconditi.

Salendo ancora, vi è un Crocifisso in legno del Cinquecento proveniente dalla chiesa del Carmine.

Andando più avanti, si può ammirare un dipinto davvero particolare: si tratta di una tela del secolo XVII con una peculiarità non indifferente. Vista da lontano sembra un autorevole imperatore del passato col suo mantello rosso. Avvicinandosi di più al dipinto il visitatore rimane stupito da quello che riesce anotare: l’autorità del soggetto è completamente sostituita da un’espressione facciale contrapposta… L’autorevole imperatore è in realtà il Cristo, lo si capisce dalla corona di spine sul capo. Due sono le particolarità: la mancanza di gocce di sangue sul viso e soprattutto gli occhi che risultano arrossati e ricolmi di lacrime. Non si conosce l’autore ma si ipotizza solo che il colore del mantello rosso vivo risulterebbe di una data successiva alla realizzazione della tela. Quest’ultima sarà sottoposta a più dettagliati esami per scoprire eventuali particolari nascosti che il tempo ha cancellato.

Poi un Cristo in carta-stracci della Consolazione, risalente al secolo XVII, e, uscendo da quel piano, degli oggetti “ex voto” dell’Ottocento, raffiguranti dei cuori e un arto inferiore.

Ottavo piano è il piano sotto le campane, si può ammirare una corona di spine, in oro, del Settecento, appartenente all’Addolorata, statua che si trova nella stessa chiesa di Santa Maria La Nova e che è portata in processione per la città di Scicli la domenica delle palme. Segue un Crocifisso risalente al secolo XIX.

Infine il nono e ultimo piano, ovvero quello delle campane caratterizzato da uno spazio semi-aperto da cui si può godere un panorama mozzafiato che abbraccia quasi tutta Scicli.

 

Un viaggio affascinante, in cui oltre la regalità, si respira la preziosità e la bellezza di oggetti rari e unici nel loro genere.

 

Un ringraziamento va ai ragazzi che disimpegnano il compito di “guida” in modo chiaro, preciso e puntuale, fornendo un servizio eccellente ed utile ai turisti. 

La mostra, patrocinata dalla Diocesi di Noto e dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Ragusa, si può visitare fino al 31 di agosto ma, considerato il vasto numero di turisti, non è escluso che vi sarà una proroga di qualche settimana. 

 

Lucia Nativo

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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