Religione
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Giarratana, 24 agosto 2014 – 24 agosto: la “sciuta” [l’uscita] di San Bartolomeo apostolo, subito dopo mezzogiorno, tra una folla di fedeli. 

Il simulacro del Patrono, spinto da tantissime mani, è venuto giù, è proprio il caso di dirlo, dopo l’uscita dalla chiesa di San Bartolomeo con un fragore di mortaretti e un diluvio di “nzaiareddi”, con il colore rosso, naturalmente, a predominare. Poi, più volte, lo stesso simulacro ha reso onore all’edificio religioso che lo ospita tutto l’anno con la movenza caratteristica, avanti e indietro, che ne determina l’andatura prima di dare il via alla processione. Per qualche minuto tutta Giarratana si è fermata e ha assistito, animando uno speciale tripudio, a questa spettacolare celebrazione. 

La “sciuta” è la tradizione religiosa che meglio raffigura il carattere forte e determinato dei giarratanesi, anticipata dal rullare dei tamburi di Giarratana, poi annunciata dalla campanella di San Bartolomeo, l’apoteosi. 

La “sciuta” è stata salutata da manifestazioni di giubilo. 

Poi la processione ha preso il via seguendo il tradizionale percorso cittadino caratterizzato, tra l’altro, dalla visita della chiesa di Sant’Antonio Abate. La seconda processione si terrà stasera. 

La celebrazione di questa mattina è stata presieduta, alla presenza, naturalmente, del parroco, don Gino Ravalli, dal parroco di San Nicolò e di San Paolo a Palazzolo Acreide don Gianni Tabacco che ha tratteggiato, nell’omelia, il senso che ha voluto dare alla propria vita l’apostolo Bartolomeo scegliendo, dopo avere seguito le orme del Signore, di evangelizzare alcune terre del mondo di allora che non avevano mai avuto modo di ascoltare in precedenza la parola di Gesù. 

 

I festeggiamenti non si concludono oggi ma proseguiranno, per i fedeli, con l’ottavario che si terrà dal 25 al 31 agosto. 

Due gli appuntamenti giornalieri. Alle 18 la recita del Rosario e alle 18,30 la celebrazione eucaristica.

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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