Spettacolo
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Il Teatro è tante cose. Un luogo dove trascorrere una piacevole serata, dove ascoltare storie lontane, inventate o realmente accadute. Ma soprattutto il Teatro è fatto di persone vere, che mettono l’anima sul palco e raccontare, interpretando ruoli ora vicini ora distanti dal proprio essere. Parlando di teatro pensiamo anche al regista Germano Martorana e alla sua Compagnia Bottega dell’Attore, che ci hanno regalato parecchie emozioni e, pochi mesi fa, un magico periodo natalizio.

 

Il 2019 è stato un anno intenso. Ci racconti di tutti gli spettacoli messi in scena?

Il 2019 è stato un anno pesantissimo che personalmente ricorderò per tanto tempo. E’ stato l’anno dei traslochi e degli incontri sbagliati che, purtroppo, mi hanno portato a cambiare due sedi in sette mesi dopo sei anni. Ma per fortuna quest'agonia è finita e attualmente ci troviamo nella sede di Corso Italia, in pieno centro storico. In questi lunghi 365 giorni, le attività della Bottega dell’Attore non si sono mai fermate, grazie alla professionalità dei nostri docenti, tra cui Vania Occhipinti per il laboratorio dei bambini, ed insegnanti che si sono alternati nelle attività di formazione. Il mio ringraziamento va soprattutto ai genitori che ci danno fiducia e al meraviglioso gruppo di allievi adulti che ho la fortuna di avere. Nel 2019 come Bottega abbiamo prodotto tre spettacoli. Nel mese di gennaio lo spettacolo dal titolo ‘Shakespeare a parte’ al teatro Marcello Perracchio, a giugno al teatro Don Bosco, ‘Un piccolo istinto omicida’, con il gruppo del primo anno e nel mese di luglio, nell’incantevole cornice del Castello di Donnafugata ‘I Ciechi’ di M. Maeterlinck con il gruppo avanzato. Tre spettacoli diversi per genere ma stimolanti e soprattutto di crescita. Il 2019 lo ricorderò anche per il riconoscimento, da parte della città di Ragusa, alle attività svolte dalla Bottega dell’Attore in questi anni.

 

Tre mesi fa si festeggiava il Santo Natale. Proprio in quel periodo, insieme alla sua compagnia la Bottega dell’Attore siete riusciti a trasformare la città in tanti piccoli angoli di cultura, di lettura, di racconta-fiabe, coinvolgendo tutti dai più piccoli, alle famiglie.

Se ci penso adesso sembra tutto cosi surreale e a tratti lontano. In realtà sono passati solo tre mesi. Nel periodo natalizio siamo stati coinvolti dal comune di Ragusa in un ambizioso progetto chiamato ‘Dischiusi, un’iniziativa che aveva come obiettivo quello di riaprire in via Roma i locali sfitti e realizzare lì dentro spettacoli, raccontando storie. Idea interessante che ha avuto un meraviglioso riscontro di pubblico. Come Bottega, il progetto ‘Dischiusi’ è rientrato all'interno del piano di formazione. Piccola precisazione: quello che facciamo in Bottega è un lavoro certosino di artigianato, l'attore non deve essere solo attore ma deve avere una visione completa dello spettacolo e della messa in scena sotto ogni sua sfaccettatura. È seguendo questa filosofia che i ragazzi del gruppo avanzato, da bravi artigiani, hanno pensato alla scrittura, alla suddivisione dei ruoli e dei compiti (regia, musiche, scenografia) e devo dire che già durante la realizzazione l'entusiasmo e il gruppo cresceva. Quando ho visionato il lavoro finale, ci siamo accorti che gli aggiustamenti sono stati minimi e la soddisfazione tantissima. Il risultato è stato sorprendente, sono uscite storie e racconti per grandi e bambini che si alternavano tra il comico e il drammatico. Il pubblico è tornato più volte, alcuni hanno visto gli spettacoli e sono ritornati il giorno dopo con degli amici. Un’esperienza dove personalmente ho imparato tanto dai miei allievi, perché, ricordiamocelo sempre, il teatro e l’arte sono un dare e un ricevere continuo.

 

Come è iniziato il 2020? Siete riusciti a mettere in scena alcuni spettacoli prima dell’emergenza sanitaria e quindi della sospensione della vostra attività teatrale?

Nel 2019 ho avuto il piacere di conoscere nei locali della Bottega dell'Attore una giornalista di Catania, Katya Maugeri, che presentava ‘Liberaci dai nostri mali’, un libro d’inchiesta all'interno delle carceri, racconti, storie che durante la lettura mi hanno rapito e stimolato. In accordo con l'autrice è nata la voglia di farne uno spettacolo teatrale. Infatti insieme a Salvo Giorgio e Cristina Gennaro, due miei grandi amici e colleghi, abbiamo riadattato il testo ed è uscito fuori uno spettacolo che, al di là della tematica, rispecchia le paure di ogni uomo detenuto e non. Coinvolgendo gli allievi della Bottega dopo settimane e settimane di prove lo spettacolo doveva (e scrivo “doveva” col magone nel cuore) debuttare giorno 15/16 Marzo al teatro Marcello Perracchio, ma siamo stati costretti a rimandare il debutto.

 

Come sta vivendo questo periodo?

Appena è esploso questo problema del Coronavirus, abbiamo sospeso a malincuore le attività di laboratorio. Ci teniamo in costante contatto con gli allievi e proviamo a lavorare a distanza anche se non è facile. Se mi soffermo a pensare a questo periodo, mi viene da sorridere perché durante la preparazione dello spettacolo ‘Liberaci dai nostri mali’ ho pensato e immaginato, lavorando sul personaggio, alle sensazioni che può provare un uomo costretto a vivere tra quattro mura e non avere la libertà di poter uscire. Quindi vivo questa quarantena con lo spirito di studio. Sono naturalmente consapevole che i due esempi non reggono perché questa è una situazione più agiata. Ma penso che per il mio lavoro ogni situazione inusuale sia spunto di riflessione e di studio. Passo le mie giornate tra lettura, Tv e tanta voglia di ritornare alla vita di prima, riabbracciare mia madre che adesso non vedo da qualche settimana, i miei cari e i miei allievi.

 

Che progetti ha quando tutto questo finirà?

Riaprire la Bottega è il mio primo obiettivo, continuare il percorso di formazione con i miei ragazzi e prepararci per gli spettacoli di fine anno. Debuttare finalmente con ‘Liberaci dai nostri mali’ e avere tanta voglia di fare e di raccontare storie.

 

Pensa di mettere in scena uno spettacolo prendendo spunto da questo periodo?

Non saprei, dovrei trovare un testo che dia una lettura leggera a tutto quello che sta succedendo, ma non penso di dedicarmi a un progetto del genere proprio adesso. Penso che tutti non vediamo l'ora di lasciarci alle spalle questo triste periodo.

Che messaggio vuole rivolgere alla sua Compagnia teatrale, ai suoi allievi e al suo pubblico?

Quello che posso dire alla mia compagnia e ai miei allievi è quello di avere pazienza, di non perdere mai il bambino/a che c’è in noi, di non perdere mai la curiosità e la voglia di mettersi in gioco, avere l'umiltà di cadere e la forza di rialzarsi. Non vedo l'ora di riassaporare il clima delle lezioni, delle prove, dell’energia nella creazione e nello sviluppo. Che questa esperienza sia di arricchimento per tutti e che questo periodo di quarantena diventi spunto per fare un’analisi su tutto ciò che diamo per scontato. Per quanto riguarda il pubblico, la mia è una speranza. Speranza che tutti i sacrifici fatti in questi anni non diventino vani. Tutti sappiamo che la ripresa sarà più difficile ma sono certo che insieme possiamo tornare più forti di prima. Mi piace ricordare la frase che dico alla fine di ogni spettacolo: ‘E' grazie a voi e alla vostra presenza che il nostro sogno continua’. Quindi non abbandonateci per favore. Abbiamo tante cose da dire e tante storie da raccontare. Viva il Teatro!. 

Lucia Nativo

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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