Economia e Lavoro
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Ragusa, 23 maggio 2015 – In questo  primo incontro collegato con la Giornata dell’Economia proponiamo alcune brevi riflessioni sull’andamento demografico imprenditoriale nella provincia così come ricavato dai dati del Registro Imprese.

Il tessuto imprenditoriale della provincia evidenzia una sia pur contenuta crescita in termini di numero di imprese registrate che passano dalle 35196 del 2011 alle 35426 del 2014, dato al 31 dicembre 2014. Questo dato con un saldo attivo segna una inversione di tendenza rispetto al 2013 quando si è registrato, come si ricorderà, un calo delle imprese  registrate dalle 35459 del 2012 alle 35175 del 2013.

Il risultato di leggera crescita è determinato da un incremento delle  società di capitali che passano da 5342 del 2011 alle 6375 del 2014, mentre le società di persone diminuiscono da 5034 del 2011 alle 4998 del 2014, e le imprese individuali calano anche da 22994 (2011) a 22148 (2014). Le cooperative crescono da 1448 a 1515 e le altre forme sono sostanzialmente stazionarie (da 378 a 390).

Il punto importante in questa indicazione numerica è come sempre l’indice di imprenditorialità della provincia che vede ancora una volta per la provincia di Ragusa un risultato esaltante. La provincia conta al 31 dicembre 2014 una impresa registrata ogni 8,98 abitanti, prendendo in considerazione la popolazione residente di fine 2013 di 318.249 persone, mentre lo stesso valore negli altri territori siciliani è ovunque più basso ed esattamente: a Palermo una impresa ogni 13,27 abitanti, a Enna una ogni 11,61, ad Agrigento una ogni 11,15, a Catania una ogni 11,13, a Caltanissetta una ogni 10,99 a Siracusa una ogni 10,86, a Messina una ogni 10,75 mentre la media regionale dà il dato di una impresa ogni 11,18 abitanti. Se a questo aggiungiamo che il dato per l’Italia è di una impresa ogni 10,06 abitanti e per le aree ricche del Paese è nel Nord-Est di una impresa ogni 9,96 abitanti e nel NordOvest di una ogni 10,25 abitanti, si ha chiara la conferma della forte vocazione imprenditoriale che la provincia nonostante la crisi continua ad avere.

Peraltro anche in una visione di microaree prendendo a spunto, come abbiamo fatto quest’anno le dieci altre province extrasiciliane più simili a Ragusa, lo stesso dato ci vede rispetto ad esse in posizione più favorevole fatta eccezione per Benevento che registra una impresa ogni 8,18 abitanti. Questo ad ogni buon fine l’insieme dei dati per le dieci province in questione: Caserta 10,20, Salerno 9,29, Foggia 9,51, Bari 10,69, Lecce 11,27, Cosenza 10,85, Reggio Calabria 11,04, Cagliari 11,13 e Oristano 10,38,

Passando alle imprese attive il numero rispetto alle registrate  naturalmente si abbassa ed esattamente nel 2014 in provincia ci sono 30094 imprese attive contro le 30565 del 2011. Quindi siamo ancora di fronte ad una situazione di arretramento con imprenditori al palo che attendono di far avviare l’attività di soggetti di impresa che nascono ma ancora non entrano nel pieno del mercato.

Le iscrizioni per anno peraltro sono passate dalle 393 delle società di capitali del 2011 alle 514 del 2014, e nelle imprese individuali dalle 1143 del 2011 alle 1510 del 2014, per un totale di iscrizioni di 2265 nel 2014 contro le 1838 del 2011.

Solo che a fonte delle nuove imprese che nascono, si hanno le cessazioni che evidenziano un dato complessivo nel 2014 di 1977 (mentre nel 2011 erano 1107). Ma va però evidenziato che nel 2013 le  cessazioni furono ben più rilevanti ed esattamente 2798. Quindi comunque sembra avviarsi una inversione di tendenza rispetto alla crisi.

Il risultato di questo processo è che nel saldo delle imprese rispetto ai dati di natimortalità la provincia registra   un saldo attivo di 288 imprese (esattamente +400 tra le società di capitali,  -18 tra le società di persone, -110 tra le imprese individuali, +9 tra le cooperative e +7 tra le altre forme. E non va dimenticato anche in questo caso che nel 2013 si ebbe un calo in valore assoluto di meno 285 imprese.

Si tratta, vale la pena dirlo, del valore assoluto più rilevante tra le province siciliane a parte Palermo che registra un saldo attivo di +1986. Nelle altre province gli spostamenti sono minimi ed addirittura ad Agrigento, Enna e Caltanissetta  il 2014 evidenzia un saldo negativo.

Così il tasso di sviluppo imprenditoriale della provincia di Ragusa con 6,71 nel settore delle società di capitali è il più alto della Sicilia ma anche  il più alto rispetto alle dieci province simili prese a confronto. Nel totale, tenendo conto di tutte le forme giuridiche di impresa, è pari a 0,82 ed è secondo solo dopo Palermo, e più alto della media siciliana che è 0.54 ed è anche in questo caso, tranne che per Caserta, il più alto nel cluster delle province simili.

Rispetto ai settori di attività si riduce fortemente la agricoltura che passa dalle 9877 imprese del 2011 alle 9238 del 2014, mentre cresce l’industria in senso stretto che va da 2463 a 2548 imprese, ed il commercio che si sposta da 8944 a 9128 imprese; anche negli altri servizi si registra un aumento da 6754 a 7196 e viene evidenziato invece il calo delle imprese del comparto “Costruzioni” che passano da 4155 a 4044.

Nel manifatturiero è in crescita il settore alimentare con 603 imprese rispetto alle 533 del 2011, stazionari tutti gli altri settori del manifatturiero, con un calo sensibile nell’industria del legno.

Altro discorso va fatto per l’artigianato che segna un ulteriore costante arretramento passando nel totale da 7026 imprese del 2011 a 6579 del 2014 e se le iscrizioni non segnano grandi modifiche registrando il dato di 322 nel 2011 e di 354 nel 2014, sono le cancellazioni a fare la differenza perchè queste passano da 198 del 211 a 527 del 2014 (anche se nel 2013 furono addirittura 667). Anche in artigianato per forma giuridica l’unico saldo positivo lo danno le società  di capitali che evidenziano rispetto allo scorso anno un più 16. Ma la serie storica degli ultimi anni delle posizioni artigiane segnala dopo il  +124 del 2011, un -72 nel 2012, un -202 nel 2013 ed un  -173 nel 2014. 

Passando ad alcuni focus per categoria   imprenditoriale si rilevano alcuni numeri che forse sorprendono: le imprese giovanili complessivamente sono meno che nel 2011. Erano allora 5157 ed oggi sono 4691, con un lieve  aumento solo anche in questo caso nelle società di capitali che passano da 586 a 722. Il calo è  sensibile in tutti i settori ma è assai più evidente in agricoltura.

Per gli stranieri invece come ovvio si ha una crescita a volte esponenziale.  Si passa nelle imprese registrate  da 1849 del 2011 a 2161 del 2014 e sono anche in questo caso a crescere di più le società di capitali, le società di persone e le imprese individuali. Passando alle attività delle imprese degli stranieri, il picco è in agricoltura con 427 imprese attive e nel commercio con 1055 imprese attive mentre le stesse nel 2011 erano 883.

Per la provenienza geografica degli imprenditori, dal 2011 ad oggi crescono gli albanesi (da 59 a 116), di poco i cinesi (da 165 a 178), i marocchini (da 360 a 433), raddoppiamo i rumeni (da 62 a 115), e sono sostanzialmente stazionari i senegalesi (da 51 a 62) ed i tunisini (da 269 a 292).

Rispetto alla situazione di attività o meno delle  imprese, vale la pena evidenziare che le imprese in scioglimento e liquidazione  passano dalle 1327 del 2011 alle 1651 del 2014, e che le inattive sono 3108 nel 2014 rispetto alle 2777 del 2011.

Sui contratti di rete anche se i dati del Sud e delle isole sono ben lontani  dai numero del resto del Paese, in provincia si hanno 37 imprese che aderiscono ad un contratto di rete, di queste 18 sono società di capitali, si riferiscono al manifatturiero ed ai servizi, ed è in valore assoluto il dato più alto in Sicilia dopo le 91 di Catania.

Scoraggiante invece la presenza di una sola impresa nelle  start-up innovative sulle 162 presenti in Sicilia.

Ci sono poi quest’anno due focus su due comparti economici di grande interesse e e ritenuti  di grande sviluppo anche per la naturale vocazione non sempre assecondata del nostro Paese: l’economia del mare e l’economia della cultura.

Rispetto alla economia del mare con 1586 imprese registrate la provincia esprime il 4,48% della propria realtà imprenditoriale ed è una sorpresa da prendere in  considerazione anche in relazione alle politiche di intervento perché superata  in Sicilia da Trapani con 7,09%, da Messina con 6,34%, da Siracusa con 5,28% e da Palermo con 4,57%. Se si pensa che il dato è più rilevante di quello di Agrigento che pure ha isole nel suo territorio (si ferma al 4,39%) e di Catania che è al 3,10%, oltre che naturalmente Caltanissetta  ed Enna, si tratta di fare una riflessione importante. Dentro per capirci ci sono l’ittica, l’estrazioni marine, la cantieristica, la movimentazione di merci e passeggeri, i servizi di alloggio e ristorazione, l’attività di ricerca ambientale, l’attività sportiva e ricreativa. Inoltre questo dato percentuale è il più rilevante tra le province simili.

Per quanto riguarda la cultura invece la sorpresa è al contrario: 1780 imprese con il dato percentuale  sul totale delle imprese di 5,1%; la media siciliana è di 5,8% quella nazionale del 6,0%,  ed anche nelle province simili alla nostra si registrano quasi sempre dati più significativi dall’8,1% di Cagliari a 7,3% di Lecce. Né la tavola che afferisce la presenza giovanile nello stesso settore conforta più di tanto. Non sembra insomma che nei fatti nonostante i tanti proclami l’assioma tra impresa e cultura funzioni ancora in modo efficace.

Unì’ultima battuta sugli occupati, sui quali peraltro faremo un focus specifico durante il successivo appuntamento,  che in valore assoluto scendono da 112.500 del 2004 a 97.100 del 2014. Con il tasso di occupazione che scivola da 45,4 del 2004 a 36,0 del 2014 anche se resta il più alto in Sicilia con una media isolana  di 30,5% ed anche il più alto tra le dieci  province di riferimento, fatta eccezione per Cagliari.

Il tasso di disoccupazione poi passa da 8,1 del 2004 a 18,5 del 2014 anche se era, va detto, di 19,6 nel 2013 e resta il più basso della Sicilia con la media Italia attestata a 12,7.

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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