Cultura
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  • Argomento: Arte

Diario di bordo di Margaret Carpenzano, pittrice modicana 

Ragusa, 27 settembre 2020 — “I miei impegni di mamma e moglie di un lavoratore autonomo mi rendono molto indaffarata ma, nonostante tutto, il piacere di tenere contatti con i miei cari amici o di dedicare tempo a ciò che mi appassiona non può e non deve essere trascurato. Le amicizie e la passione artistica che mi avvolge, oltre agli affetti, mi nutrono lo spirito e mi spingono verso una realtà diversa dalla solita routine. Tutto ciò mi fornisce la grinta necessaria per affrontare la vita quotidiana. È così quando mi occupo della mia arte. A volte vi sono momenti in cui tocco il fondo, pensando di mollare. Poi, prendendo i pennelli, con frenesia, inizio a pasticciare guidata dal cuore e mi riprendo, riacquistando fiducia in me stessa”.

Queste sono le impressioni raccolte dalla pittrice modicana Margaret Carpenzano dopo essere tornata da Monreale dove ha partecipato, insieme ad altre 400 artisti di 80 Paesi diversi, alla prima “Biennale dei Normanni – International Artexpo” tenutasi dal 12 al 18 settembre 2020. Monreale si trova a pochi chilometri da Palermo, nella zona dove un tempo ospitava gli splendidi agrumeti della Conca d’Oro. L’importanza strategica del luogo fu riconosciuta già dagli Arabi che vi stabilirono un primo insediamento rurale. Il periodo aureo della città ebbe inizio con l’avvento della dinastia normanna nell’XI secolo. L’impulso decisivo che rese Monreale una delle perle della Sicilia si deve a Guglielmo II d’Altavilla, detto il Buono (1153 - 1189), che ne fece la più grande signoria ecclesiastica del Regno. Per tale motivo Monreale può essere considerata come scrigno d’arte tra medioevo e contemporaneità. Dunque, splendida location dove l’arte può raccontare emozioni sensoriali che si traducono in immagini. Un luogo dove è l’arte che narra e che fa da protagonista culturale.

Ideatore e curatore di questo suggestivo evento culturale è Sandro Serradifalco, il quale ha chiamato numerosi artisti che, a suo giudizio, meritano di essere collocati in un contesto “museale”. Tantissimi gli espositori e non pochi i critici d’arte e le personalità intervenuti tra cui Angelo Crespi (ha insegnato Storia del giornalismo all'Università Cattolica del Sacro Cuore), Edoardo Sylos Labini (attore, autore, regista teatrale, consulente artistico del Teatro Manzoni di Milano), Vittorio Sgarbi (storico dell’arte).

Tra i tanti artisti ha partecipato la pittrice modicana Margaret Carpenzano con cui abbiamo intavolato una piacevole chiacchierata non appena è rientrata da Monreale. “Reputo importante il confronto”, esordisce. “Le mostre d'arte servono a questo, hanno una doppia valenza”, dice con fermezza e con molta emozione. “Se da un lato permettono all'artista di mostrare le proprie opere e condividere ciò che prova o pensa, dall'altro può acquisire delle conoscenze o nuove idee ammirando le opere di altri colleghi e confrontandosi con loro. Ho partecipato alla Biennale dei Normanni su invito del critico d'arte dottoressa Licia Oddo. Ho accolto subito questa opportunità con entusiasmo in quanto mi è sembrata un'occasione importante anche per la mia crescita artistica”.

E non poteva essere altrimenti visto che nel suo biglietto da visita si legge: “Sono una pittrice autodidatta, dipingo dal 2011. Mi piace molto il disegno ed il figurativo, ma da qualche tempo non mi soddisfano più i classici dipinti e vorrei cercare di evolvermi. Voglio trovare una tecnica che mi permetta di rendere un po’ meno definiti i miei lavori pur mantenendo i tratti del figurativo. Prediligo principalmente dipingere volti, mi appassiona tantissimo lo sguardo delle persone e mi chiedo spesso cosa possa trasmettere della loro anima, quanto c’è di veritiero in uno sguardo e quanto di ingannevole”.

 

Le chiediamo: notevole e importante si è rivelata la presenza dei critici d’arte?

“Certamente. Per tale motivo ho ritenuto importante essere presente all’emozionante serata inaugurale. Devo dire di essere tornata molto soddisfatta e carica di stimoli, pronta ad andare avanti. Sia il professore Vittorio Sgarbi che il critico Angelo Crespi mi hanno esortato a proseguire. Per il professore Crespi la mia, per me modestissima, opera (dal titolo “Non ho bisogno di parole, ma di abbracci”) rimanda ad una splendida opera di Antonello da Messina e, mi creda, per me è stato un onore sentire queste parole! Ha anche aggiunto che, nonostante fosse un'opera di piccole dimensioni, si presenta molto piacevole, ricordandomi che le opere di Antonello da Messina, pur essendo piccole, sono dei veri gioielli. Lo storico dell’arte Sgarbi si è avvicinato con curiosità fino a toccare il ritratto, forse per vedere o capire come fosse stato realizzato, quindi mi ha detto "è fatto molto molto bene, brava continua così". Sono delle piccole-grandi soddisfazioni che mi hanno gratificato tantissimo!”.

 Giuseppe Nativo

  

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry