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“Interrogare il Novecento”, Convegno al Centro Servizi Culturali - Scrittori, poeti, critici letterari italiani e stranieri si danno appuntamento a Ragusa

 

Sabato 21 e domenica 22 novembre, presso i locali del Centro servizi culturali di Ragusa,  si terrà il convegno “Interrogare il Novecento” che chiamerà a raccolta intellettuali di varia estrazione, quali docenti universitari, storici della letteratura, traduttori, scrittori, poeti, critici letterari italiani e stranieri.

L’evento è promosso dal Centro servizi culturali in collaborazione con il Comune di Ragusa, Gruppo “Mario Gori”, Selinus University of Sciences and Literature di Bologna e Banca Agricola Popolare di Ragusa. 

Un’iniziativa culturale unica quella che si propone la Città di Ragusa e, nel contempo, molto impegnativa visto che l’obiettivo del convegno è quello di proporre una riflessione sui cambiamenti e le tendenze fatte registrare dalla letteratura nel corso del cosiddetto “secolo breve”. Attraverso voci critiche e poetiche (sono previste ben 14 relazioni), il simposio cercherà di tracciare un quadro di un passato prossimo dell’intero panorama letterario, con particolare riferimento anche alla poesia.

 

Tra gli interventi programmati quello di Zosi Zografidou, professore ordinario presso il Dipartimento di lingua e letteratura italiana della Facoltà di Lettere dell’Università “Aristotele” di Salonicco, già direttore del Master in ‘Lingua e Cultura Italiana’ presso lo stesso Dipartimento, avente per tema “Il ‘900 e la poesia del Mediterraneo. Verso una Itaca poetica”. 

Il Mediterraneo è il mare di ieri e di oggi. È il “mare bianco di mezzo”, come viene chiamato dal mondo arabo. E’ il mare dei poeti che non appartengono a uno spazio determinato perché, come dice Elitis, “la poesia è sempre unica, quanto unico è il sole” dei poeti che portano dentro di loro lo spirito del Mediterraneo, punto di riferimento per tutti i paesi mediterranei, rappresentando l’elemento che inquadra il loro paesaggio ed elemento della loro cognizione. 

Il mare rappresenta anche il luogo dell’avventura e della ricerca, e il viaggio sul mare simboleggia l’itinerario della vita dell’uomo. È simbolo della costante lotta e della continuità. Itaca rappresenta l’inizio e la fine della lotta della vita umana. 

L’abbiamo intervistata per i lettori di Ondaiblea…

 

– Nella letteratura mondiale l’opera che riassume i significati concreti e simbolici legati al tema del viaggio è l’Odissea di Omero

 

«Nel corso dei secoli il mito di Ulisse è stato variamente interpretato, si è riempito di nuovi contenuti assumendo una valenza differente in relazione al momento storico e agli ideali filosofici, politici e culturali di ciascuna civiltà. Infatti ogni civiltà ha potuto interpretarlo a suo modo e “il viaggio di Ulisse è destinato a non finire mai, così come Ulisse, è rimasto sempre vivo nel corso dei secoli”, come scrive Russo-Karali, assumendo diversi ruoli e significati e avventurandosi in nuovi viaggi, in cerca di una Itaca. 

Ulisse è un uomo “bugiardo e capace di tutte le imposture”, scrive Ladrón de Guevara, “che nonostante il suo apparente desiderio di rientrare in patria ha un cuore che non lo vuole perché rimane vincolato al mare”. 

Secondo Bernard Andreae che definisce Ulisse “come il prototipo dell’uomo dinamico, sicuro di sé, che riflette sul suo destino e reagisce consapevolmente” è “il primo della letteratura mondiale a decidere delle proprie azioni, e a non dipendere più esclusivamente dal destino o dalla volontà degli dei”». 

 

– Anche il viaggio per Itaca ha un profondo significato…

– «Il profondo significato del viaggio, dice il poeta greco Odisseas Elitis (1911-1996), parlando della poesia di Kavafis, non è il momento dell’arrivo ad Itaca, ma la durata stessa del viaggio. L’Itaca è l’ultima meta, che simboleggia la morte, dove ci porta il viaggio della vita. È inutile, per Kavafis, provare delusione per il triste finale, ma dobbiamo vivere con gioia e pienezza il presente, cercando di scoprire la ricchezza della vita la quale si rivela quando non abbiamo paura e timore a goderci ogni momento, ad avventurarci in cerca della conoscenza. 

Il viaggio - dice Tabucchi riprendendo il discorso - trova senso solo in se stesso, nell’essere viaggio”. Umberto Saba sembra continuare lo stesso discorso». 

 

– Chi viaggia pensa alla meta. Ma quale è la meta di Ulisse secondo Mario Specchio? Tornare a Itaca a fare il re? Il marito? Il padre? 

– «Ulisse è un avventuriero e rimarrà sempre inquieto, pieno di voglia di cercare nuove mete e nuove destinazioni, vuole aprire nuove strade inesplorate e cavalcare nuove salite, il suo viaggio non potrà finire mai, “non durerà più di un momento il vento - scrive Specchio - già raccoglie le forze alza le vele”. 

Ulisse sempre si volge verso nuove avventure. Scrive Ladrón de Guevara: “Ulisse è la giovinezza, l’ardire, l’osadia, la furbizia, ma anche la stanchezza di chi ha viaggiato tanto e vuole soltanto riposare in terra (seguendo l’interpretazione dell’oracolo) - e al di là delle braccia di Penelope trova pace all’interno dell’olivo, magico albero della nostra mediterraneità”».

 

Giuseppe Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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