Cultura
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Siracusa, 21 aprile 2016 – Nella splendida cornice della Biblioteca dei Cappuccini in Siracusa venerdì 8 aprile si è riunito il pubblico delle grandi occasioni per partecipare alla presentazione del romanzo dello scrittore rosolinese Corrado Calvo, autore de “Nel nome del padre. Dear Frank, Giorgio caro”, opera pluripremiata e fra l’altro inserita fra i finalisti del prestigioso Premio Pannunzio di Torino, da cui sono passati i maggiori scrittori del Novecento. L’incontro è stato promosso da ben tre associazioni: L’Associazione Pachinesi nel mondo, l’Associazione Rosolinesi in Siracusa e il Centro Studi “Turiddu Bella”.

I lavori sono stati coordinati da Giuseppe Bufardeci, presidente dell’Associazione Pachinesi nel mondo, che in apertura ha illustrato il ricco curriculum dell’ospite ed elencato assieme alle sue opere alcuni fra i tanti riconoscimenti avuti. Corrado Di Stefano, presidente della dinamica Associazione Rosolinesi in Siracusa, ha portato il saluto della sua associazione ed ha avuto parole di apprezzamento e di stima per lo scrittore che è anche presidente della Commissione Cultura della città di Rosolini; mentre Maria Bella ha spiegato con l’amore per la nostra terra e la vera cultura le ragioni per cui la sua associazione aveva voluto intestarsi quell’importante evento culturale.

Con linguaggio chiaro e lucido è spettato all’intellettuale siracusano Corrado Di Pietro relazionare sull’opera, soffermandosi con competenza sul suo contenuto e sulla sua valenza stilistica, sviscerando con competenza e fine analisi contenuto, aspetti e personaggi del libro. “Nel nome del padre. Dear Frank, Giorgio caro” è il romanzo dei nostri giorni, con le sue domande e le sue aspettative, le sue problematiche, le sue ossessioni e la ricerca di risposte valide per tutti. “Ho letto questo libro con trepidazione e man mano che ne scorrevo le pagine qualcosa mi entrava dentro e mi scuoteva l’animo, consegnandomi un’angoscia indicibile; non più dei protagonisti del romanzo ma angoscia mia, questa volta, solo mia, come se mi specchiassi in quei personaggi”, così ha esordito Corrado Di Pietro di fronte a un pubblico numeroso e attento, che lo ha seguito con interesse per l’intero svolgimento della sua relazione. Si è soffermato sull’empatia tra autore e lettore, fra i quali - ha affermato - si accendono due fuochi che si fronteggiano e da cui partono raggi di luce che si trasmettono dall’uno all’altro, incessantemente: “questo è accaduto a me, leggendo le belle pagine di Corrado Calvo. Dal narratore al lettore (in questo caso io) c’è stato uno scambio di raggi luminosi, tali da illuminare non solo la penombra del mio animo ma, come risposta, riverberare con le mie angosce le tristi vicende dei personaggi”. Un libro che non lascia indifferente, dunque, che coinvolge emotivamente e piacevolmente il lettore, intrigandolo e interessandolo alla trama e agli accadimenti fisici e psichici dei personaggi, all’insorgere dei loro problemi che sono quelli dell’uomo di oggi.

“La chiave di lettura principale di questo romanzo” ha affermato Corrado Di Pietro, “sta proprio nel titolo: Nel nome del padre. Infatti questa è una storia di padri e del rapporto che non riescono a instaurare con i figli.” E continua: è “storia paradigmatica del nostro tempo che, solo incidentalmente, si svolge in una cittadina siciliana ma che potrebbe appartenere a qualunque altra dimensione urbana europea. Perché i fatti che accadono sono legati non alle società o ai gruppi o ai ceti ma agli individui, alle loro coscienze e ai loro caratteri” e dalla solitudine in cui risiede il dolore ontologico, l’uomo ha la forza di riscattarsi, di reagire alla cattiva sorte. “Giorgio, Mara, Salvina ci sono riusciti e ci indicano tutti e tre l’unica strada che possiamo percorrere per trovare la pace: l’amore” conclude Di Pietro. 

Parole di elogio il relatore ha avuto per la scrittura e i registri utilizzati nell’opera: “la scrittura è semplice e immediata, anche quando si lascia andare alle analisi psicologiche. Non diventa mai saccente e moralista ma, nella brevità fraseologica, coglie l’essenziale del personaggio e dell’azione”.

Nel suo atteso intervento l’autore, il prof. Corrado Calvo, si è congratulato con gli organizzatori per la location e l’accoglienza e soprattutto è rimasto lusingato per l’interesse con cui l’attento pubblico accorso all’evento aveva seguito le vari fasi appassionandosi alla relazione e alle pagine splendidamente porte con grande bravura da Rosi Iozia e Salvatore Raimondo. Ha ringraziato Corrado Di Pietro per l’esaustiva e lucida disanima dell’opera e per avervi colto risvolti e aspetti così significativi. “Il mio è il romanzo dell’amore, primum movens delle azioni umane, e ribadisce una verità essenziale che spesso perdiamo nei giri tortuosi delle nostre vite: all’odio si risponde con l’amore e alla morte sempre e solo con la vita.”

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry