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Prefazione di Giovannella Galliano

 

Santa Croce Camerina, 3 dicembre 2016 –  Presentato ieri alla Biblioteca Giovanni Verga di Santa Croce Camerina il libro di poesie di Antonella Galuppi “L’Antinomìa”. 

L’evento organizzato dall’Associazione culturale “Storia Patria” ha visto la presenza dell’autrice Antonella Galuppi, dell’Editore Armando Siciliano, della curatrice della prefazione, la giornalista Giovannella Galliano, dello scrittore Domenico Pisana.

La serata è stata moderata da Gaetano Cascone, presidente di “Storia Patria”.

Sono intervenuti Giovanni Brullo che ha letto alcune poesie, Rosario Sallemi che ha sottolineato le letture alla chitarre e voce, gli artisti Ausilia Micieli, autrice della copertina del libro, Giovanni Aquila autore dei disegni che hanno corredato l’intera silloge. Un folto pubblico ha assistito alla presentazione di questa silloge centrata soprattutto sull’amore e sui sentimenti che una donna nel corso della sua vita racchiude nella sua anima e poi, come per scoprirsi al mondo, li libera con le parole. 

Il prof. Domenico Pisana, a tal proposito ha voluto fare un erudito excursus sulla poesia ricordando come questa nasce dalla scrittura di un poeta ma che nello stesso tempo muore se non viene letta. Il professore Pisana si è soffermato su diversi aspetti linguistici e culturali della poesia. Un’analisi che ha messo in campo le sue competenze in materia di poesia e non solo visti i suoi passati e recenti successi come scrittore affermato. Domenico Pisana, infatti, è autore di numerose opere di elevato spessore culturale fra cui l’ultima, “Odi alle Dodici Terre”, presentata l’1 dicembre a Modica all’Auditorium Pietro Floridia. L’opera promuove il nostro territorio attraverso il vissuto dei dodici comuni della provincia iblea.

Riportiamo qui alcuni stralci della prefazione alla silloge “L’Antinomìa” curata da Giovannella Galliano

Poesia o racconto di una vita? No, non siamo sicuramente davanti a un altro dilemma shakespeariano ma al cospetto di alcune visioni, reali, immaginate o sognate ma sicuramente partorite dalla mente dell’autrice, l’io “narrante” o scrivente di questa raccolta. Come in un romanzo ci si chiede: è lei la protagonista? È autobiografico questo racconto? Questi luoghi sono reali? Ed è qui che realtà e sogno si scontrano e si incontrano come in un film in cui proviamo a riavvolgere la pellicola al contrario. La fine ha in sé l’inizio. Ed è l’inizio che inevitabilmente si specchia nella fine. Le antinomìe, tesi e antitesi per Kant “dimostrabili”.L’Antinomìa il titolo di questa raccolta di poesie suddivise in cinque sezioni tematiche ma inevitabilmente collegate tra loro da quel filo rosso che “narra” l’emozione. È l’io “narrante” che emerge con grande impeto fin dalla poesia che apre la raccolta, “Consapevolezze”, che fa parte della prima sezione tematica “Le occasioni perdute”. I ricordi ormai non gli permettono di focalizzare la realtà di un tempo che nonostante tutto, tra “vittorie e disfatte”, è affrontata con la forza d’animo di un guerriero. L’io scrivente rivela già la sua indole di combattente. E non poteva essere che una donna questo guerriero perché tra gli esseri umani è quella che difficilmente si arrende alle varie forme di dolore, sia esso causato da una gioia, quale l’amore o da un dispiacere. È qui che si è nascosta questa donna, tra queste strofe sincere dove ha voluto scoprirsi. Il celato e il rivelato, quindi, anch’essi antinomìe perché coesistono.

Nella sezione tematica “I moti del cuore” ci si accorge che l’atteggiamento della poetessa nei confronti delle emozioni è cambiato. La ratio non predomina ma cammina di pari passo con le emozioni. Ora l’io scrivente sa gestire le sue emozioni siano esse d’amore, di tristezza, di rabbia perché c’è empatia con la sua ragione. Questa è quella teoria, nata su studi di Aristotele, per cui le emozioni possono avere un contenuto cognitivo. Martha Nussbaum, pensiero della filosofia femminista, chiama questo fenomeno “L’intelligenza delle emozioni”. L’emozione non è completamente sorda alla ragione. “Madre Teresa” che abbraccia sempre con un sorriso gli infermi pieni di piaghe, con i loro “corpi disfatti”, sa che la sua emozione non può prescindere dalla ragione. È un abbraccio curativo il suo e la poetessa se ne fa portavoce. La ratio riemerge possente quando ci accorgiamo, col senno di poi, di aver fatto pazzie per qualcuno. “Per te” vede l’io scrivente scavalcare le barriere, appiattire le ripidità della vita, abbattere i muri dell’impossibile e fare piazza pulita di tutti i pregiudizi. 

La maschera della vita riappare in “Una favola”. Pur sapendo a chiare lettere quale sia la cruda realtà della vita è meglio farsela raccontare diversamente: una storia che finisce bene, svegliarsi vicino a chi ti dà il bacio del mattino, il cattivo che paga la sua colpa, un futuro in cui possa prevalere la giustizia, la pace nel mondo... insomma una bella favola!

La quarta sezione tematica di questa raccolta di poesie di Antonella Galuppi, “I luoghi dell’anima”, contiene poche ma desiderate parole. È qui che finalmente l’intelligenza delle emozioni fa completamente pace con la ragione. Qui non ci sono persone da ricordare, qui ci sono luoghi e il sentimento è libero, non ha freni e porta a spasso la realtà e non il sogno. “Santa Croce Camerina” è un’appendice del mare su cui si specchia. Il suo prolungamento racchiude i suoni, i colori, le perle e le gemme del mare. 

Una sezione nuova, aggiunta a completamento della silloge questa di “Amore... o sogno”che confonde ancora il lettore come l’Antinomìa, un “vero-falso”che si ripete ma con una maggiore consapevolezza. E “Amore... o sogno”, la poesia che dà il titolo a questa ultima sezione tematica de “L’Antonomìa”, racchiude tutto l’amore provato, l’amore perduto, il sogno di riconquistarlo, il dolore amaro come il fiele. Chi si innamora, si dice, perde il lume della ragione e qui questo sentimento è ormai visto come il delirio di due anime pazze d’amore e alla deriva. Quella stessa deriva che accorciava le distanze, elargiva promesse, ansimava ad ogni sospiro, ad ogni bacio e ad ogni “Ti amo” appena sussurrato. È qui che l’autrice chiama le cose con il proprio nome: sogno, risveglio, addio.

                                    

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry