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Beppe Vessicchio ha incantato il pubblico del Garibaldi anche con le parole

 

Modica, 8 aprile 2017 – La prima tappa del tour del maestro Beppe Vessicchio è partita da Modica, nella splendida cornice del teatro Garibaldi.  Il maestro ha presentato il suo libro, ”La musica fa crescere i pomodori”, con sottotitolo “Il suono, le piante e Mozart: la mia vita in ascolto dell’armonia naturale”.  

Il libro è stato scritto in collaborazione con il giornalista Angelo Carotenuto e pubblicato da Rizzoli.  Modica lo ha affascinato tanto durante le passeggiate che hanno preceduto l’evento, per le belle impressioni architettoniche e l’armonia che questa città è  riuscita ad  ispirargli. “Mi sento un uomo felice -ha detto Vessicchio-  per essere in questa meravigliosa città, dove c’è una grandissima civiltà. Guardare la Chiesa di San Pietro e di San Giorgio mi fa sentire felice.  

L’affetto  che mi hanno dimostrato questi amici  di Modica è stato fantastico e sono felice  anche per le cose che mi  hanno offerto, cose che appartengono a questo territorio e che hanno qualcosa di straordinariamente unico. Credo che in questo momento non desidererei essere in nessun altro posto se non qui”.  Una dimostrazione di affetto che il pubblico del teatro Garibaldi  non ha tardato a ricambiargli con numerosi applausi. La presentazione ufficiale dell’evento è stata affidata al giornalista Tino Iozzia, vice direttore del quotidiano d’informazione NuovoSud.it, già responsabile della redazione ragusana del Giornale di Sicilia. Le ragioni intrinseche del libro, invece, hanno avuto un relatore di grande impatto quale il professore Salvatore Lo Bue, docente di Poetica e Retorica nel Dipartimento di Scienze umanistiche dell’Università di Palermo.  Dal libro traspare l’esigenza di porsi in ascolto della segreta armonia delle cose, di riscoprire l’essenza più vera della musica e la sua consonanza con la Natura, al di là di quei fenomeni esteriori che sono legati alla spettacolarizzazione mediatica e ai circuiti commerciali. 

“Popolarità -ha sottolineato Lo Bue- è una cosa importante, significa l’essere capace di incontrare in una singola dimensione interiore la dimensione interiore comune. Oggi siamo in un momento in cui la felice stagnazione di Sanremo è stata dissolta sostanzialmente da questo evento, la pubblicazione del libro del maestro Vessicchio, che ha disordinato i giochi. Il kairós (momento supremo) di questo libro  è fantastico perché pone in crisi l’idea di una popolarità che deve essere al servizio del pubblico. Questo libro – continua Lo Bue- ha qualcosa di particolare perché ad un certo punto arriva un autore di grande popolarità, quale il maestro Vessicchio, che ha una visione del pubblico di un certo tipo, che ha una modestia ed una semplicità assoluta, che fa parte del nostro immaginario collettivo e produce una nuova ipotesi di quelle teorie antiche. La nuova ipotesi però, è prodotta in una condizione di semplicità e di rigore quasi a volersi mettere un po’ in disparte, non volendo dimostrare nulla ma offrendo se stesso in un progetto che, non mette in crisi il festival di Sanremo ( la scimmia tanto continuerà a ballare e la canzone sarà sulla bocca anche dei più piccoli) ma rappresenta sicuramente una piccola rivoluzione editoriale che mette nel ”forno molti pani grandi” dove si può attingere per settimane”.  

Il libro sta avendo un successo notevolissimo, come ha evidenziato Tino Iozzia: “Ci si immagina – ha detto il giornalista- si parli solo di agricoltura, dell’emozionarsi dinanzi alla sorprendente scoperta degli organismi viventi di reagire positivamente alla musica, invece è una bella esposizione della vita del maestro”.

Dal canto suo il maestro ha risposto con altrettanta semplicità e disponibilità alle domande degli interlocutori asserendo, tra l’altro, che la musica classica ha un legame con il passato(  purché ci sia un legame di onestà intellettuale) e  sostiene che la modernità ha degli interessi a latere. “ Sanremo- ha detto il maestro- produce negli ultimi anni dei pomodori tutti uguali e perfetti, senza una spaccatura e questa è una realtà. Partendo dalla storia di Sanremo ci accorgiamo che agli inizi, negli anni ’50, c’erano degli autori i cui brani erano cantati, per esempio da Nilla Pizzi, anche 4 alla volta, ed a vincere era uno di questi. Nel tempo l’industria discografica è cambiata (si vende il disco dell’artista e non dell’autore) e il piatto si è rovesciato, ovvero è l’artista che predomina e vince con il suo prodotto. Poi la televisione sappiamo bene che riprende tutto questo e diventa cronaca, ovvero cronaca di Sanremo. La tv diventa produttore dell’evento e cambia ancora: non c’è più il disco da vendere ma diventa il momento dello spettacolo in cui mettere la pubblicità e lo spettacolo se non risponde alle logiche delle tue pubblicità -continua Vessicchio-  non ha più ragione di esistere. La cosa più importante  è che possa interessare il pubblico a casa per poi poterci vendere la pubblicità. Quindi tutti cercano di produrre pomodori perfetti, tondi e visibili come le canzoni”.

  Sul palco del Garibaldi tante le emozioni a partire dai brani magistralmente  letti dal regista Giancarlo Zanetti e dall’esibizione del quartetto d’archi  degli allievi del liceo musicale “Giovanni Verga” di Modica che insieme ai loro compagni in mattinata avevano avuto l’onore di ricevere in classe il maestro Vessicchio per uno squisito momento di intrattenimento amichevole. 

Quello che è emerso della figura del maestro è proprio quello che tutti avevamo sempre pensato: una  persona speciale nella sua semplicità e nelle sue analisi armoniche,  proprio come il suo manuale di armonia che, a dir suo, tiene sul comodino come una bibbia!

 

Giovannella Galliano

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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