Ragusa e dintorni
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Modica, 21 marzo 2020 – Stanotte è venuto a mancare all’affetto dei suoi Cari e di tutti gli amici e conoscenti il prof. Piero Vernuccio, conosciuto da parecchi modicani come “Piero”. Ricoverato dai primi di dicembre dello scorso anno, ha subìto due interventi chirurgici e ha combattuto da “guerriero”, con dignità e coraggio, fino agli ultimi istanti di vita, nei confronti di un male che gradualmente lo ha soffocato nella carne ma non nell’animo e nella mente.
Direttore responsabile, sin dal 1976, del mensile Dialogo (pubblicato ininterrottamente fino a queste ultime settimane), è stato da sempre molto attento alle variegate problematiche della sua Modica, in particolare in ambito urbanistico. Per diversi anni, insieme ad altri amici, ho collaborato con lui di cui conservo un ottimo ricordo per le sue graffianti riflessioni, nei confronti della burocrazia e della classe politica, che ha sempre esternato, con i dovuti modi e una dialettica sempre costruttiva, attraverso i suoi non pochi contributi giornalistici, opere e scritti vari. Nei confronti di noi collaboratori e amici lascia un vuoto incolmabile perché ha dato un costante esempio non solo si serietà deontologica e professionale ma anche di serietà e attenzione ai grandi valori umani.
Da qualche anno aveva assunto anche la direzione della testata on line ecodegliblei.it.
Ondaiblea.it ha ospitato, a maggio del 2018, un suo contributo sulla figura di “Aldo Moro, l’uomo”.
Oggi lo ricordiamo con immutato affetto attraverso il contributo di Giuseppe Nativo, ragusano ma innamorato dell’antica "Mohac".


 
Piero Vernuccio, l’uomo del “Dialogo” innamorato della sua Modica
 
Ho conosciuto il professor Vernuccio, per gli amici Piero, in una fredda giornata di fine gennaio del 2003. L’appuntamento era in una caffetteria al centro di Modica. Ci conoscemmo tramite un amico comune: “Professore Vernuccio, buon giorno. Lieto di poter collaborare con il suo mensile Dialogo”. “Sono contento che sei dei nostri. Non mi chiamare professore, ma solo Piero”. Piero era fatto così. Un tipo alto e di corporatura asciutta, baffetti, fino a qualche decennio fa accanito fumatore, in apparenza burbero ma di un animo double face: gentile, umile e tenero ma anche ferreo per chi sgarrava le regole del civile vivere. Classe 1947, attentissimo ai problemi della sua Modica, si iscrive all’albo dei giornalisti-pubblicisti a maggio del 1975. L’anno successivo fa rinascere la rivista “Dialogo” assumendo l’incarico di direttore responsabile.
La rivista emette i primi vagiti a Ragusa nel novembre del 1966. Stampato presso la tipografia Bella & Schembari di Ragusa, consta di ben 26 pagine (formato 24 x 23) e con prezzo di vendita lire 50. La direzione è affidata al giovane giornalista Giovanni Pluchino. Con un’immagine di copertina a tinta unica, ma che, di volta in volta, cambia tonalità e soggetto raffigurato, la testata nasce come “periodico studentesco” promosso e curato da un folto gruppo di studenti d’area cattolica, frequentanti soprattutto l’I.T.C. “Fabio Besta” di Ragusa. E’ lo stesso redazionale del n.1 a spiegare il perché della intitolazione data alla rivista, ovvero la necessità dei collaboratori di “intessere” un “dialogo fraterno, costruttivo” con i lettori, ponendosi “in una posizione di impegno e di responsabilità nei riguardi della società” e, in particolare, dell’ambiente studentesco.
Gli anni Sessanta rappresentano un periodo di grande fermento. Dal punto di vista giornalistico, tra gli anni ’60 e ’70, si nota una discreta vitalità di testate (tra cui “Sud-Est Ragusa”, “Il Mattino di Modica”, “La Riscossa”, “L’Opposizione di Sinistra”, “L’Avvenire della Provincia”). “Dialogo” rappresenta una novità nell’area iblea non solo per lo sforzo e capacità mostrata dai collaboratori ma anche per la costanza che porta la testata ad uscire dal 1966 al 1970, con la non trascurabile presenza di complessivi tredici numeri (anche se con una periodicità talora non mensile). Nel dicembre del 1969 avviene il cambio della direzione responsabile nella persona di Giovanni Gurrieri. Negli anni successivi la testata subisce notevoli rallentamenti dovuti a motivi del tutto fisiologici (assenza di studenti-collaboratori per motivi universitari, lavorativi o familiari).
Nel marzo del 1976 “Dialogo” riprende vita, come mensile, sotto la direzione responsabile di Pietro Vernuccio. All’epoca sono due le sedi redazionali: Ragusa e Modica, con incontri settimanali per la programmazione del giornale. La testata, da “periodico studentesco”, si modifica in “periodico di cultura, politica, attualità”, sforzandosi di aggregare le forze vive dell’area iblea – anche quelle non giovanili – attorno ad un progetto editoriale che permetta di esprimere le loro esigenze, i loro problemi, le loro aspirazioni.
«La testata – diceva Vernuccio in un’intervista rilasciata qualche anno fa – si è sempre proposta in confronti pacifici, ma non disdegnò il confronto battagliero allorquando ritenne di doversi opporre a gravi situazioni di devianza che negli anni ’80 e ’90 ebbero a verificarsi nell’area iblea; devianze nella gestione amministrativa degli Enti locali, nello scempio urbanistico e del territorio, nello sfruttamento delle forze lavorative, nella corruzione di politicanti. E le non poche denunce per diffamazione a mezzo stampa proposte contro la testata piombarono una dopo l’altra. Erano quegli anni in cui un articolo di prima pagina che proponeva una battaglia contro uno scempio (ad es. quello contro le dune del litorale) riusciva ad aggregare decine di associazioni e migliaia di persone disposte a battersi in prima linea».
Piero Vernuccio, dal 1995 al 2015, è anche direttore responsabile della pregevole pubblicazione “Archivum Hystoricum Mothycense” riguardante studi di storia locale, archeologia e saggistica frutto della collaborazione editoriale fra il mensile “Dialogo” e l’ottocentesca e vitale istituzione culturale modicana “Ente Liceo-Convitto”. La sua ultima fatica letteraria, in ordine di tempo, è la pubblicazione, nel 2019, del volume Scempi urbanistici nel salotto di Modica (Edizioni Associazione Culturale Dialogo, stampato presso la Tipografia CIGE di Modica). 


Giuseppe Nativo

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry