Ragusa e dintorni
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Chiaramonte Gulfi, 8 settembre 2014 – Si è chiuso nel migliore dei modi e superando ogni più rosea aspettativa il Laboratorio Internazionale d’Architettura, realizzato dall’Università di Reggio Calabria, dal Dipartimento in Progettazione Architettonica e Urbana di quell’Ateneo e dal Comune di Chiaramonte Gulfi, con il patrocinio della Consulta regionale degli Architetti, Ordine degli Architetti di Ragusa e Fondazione “Arch” di Ragusa. 

Nella giornata conclusiva i tanti docenti universitari che hanno coordinato il lavoro di ben 70 studenti hanno presentato a un pubblico alquanto attento le loro proposte per ridisegnare la città. Soluzioni di grande respiro per una Chiaramonte Gulfi che si proietta verso il futuro e che intende mettere mano, condizioni economiche permettendo, a un nuovo e più funzionale assetto urbano e del territorio. 

C’era attesa per lo studio e le soluzioni adottate per il recupero dell’ex hotel La Pineta, oggi ridotto a un vero rudere.  Su questo fronte si è personalmente spesa la prof. Laura Thermes, coordinatrice di questo workshop internazionale, collaborata da Antonello Russo, Alessandro De Luca e da Maria Carmela Perri.  Il suo assunto, manifestato già nei primi giorni del Laboratorio, è che questa fatiscente struttura è per Chiaramonte  Gulfi una risorsa e non un peso. Si tratta solo di capire in che modo muoversi e per fare cosa. Ed ecco un progetto di massima, curato in ogni dettaglio, per il recupero come struttura recettiva di alta fascia. Molto bella la soluzione adottata per rendere compatibile con l’ambiente circostante tutto il manufatto. La risposta della gente a questo progetto illustrato con tanti slide è stata un prolungato applauso. 

 

La lunga rassegna di progetti si era aperta con l’intervento del Sindaco, Vito Fornaro che ha avuto parole di ringraziamento per tutti i partecipanti a questo Laboratorio Internazionale d’Architettura, e nei confronti dell’arch. Roberto Noto, che ha creato le condizioni a che questa importante iniziativa si tenesse a Chiaramonte Gulfi.    

Particolarmente soddisfatto il rettore dell’Università di Reggio Calabria, Pasquale Catanoso che ha consegnato al primo cittadino il sigillo della sua università, ricevendo in dono due preziosi libri sull’ulivo saraceno. 

Uno dei temi su cui gli studenti e i professori erano chiamati a dare delle soluzioni era il recupero della cosiddetta “cinta muraria” di C.so Kennedy. Un contesto architettonico caratterizzato da case a schiera che chiude a nord-ovest la cittadina. 

Quattro docenti (Marco Mannino dell’Università di Reggio Calabria, Carlo Moccia dell’ateneo di Bari, Renato Capozzi e Federica Visconti, dell’Università Federico II di Napoli) hanno pensato di realizzare, ai margini e al centro di questo spaccato urbanistico di poco pregio un bastione, uno spalto e una torre. Tutti manufatti multiuso da utilizzare, al loro interno, per parcheggi e strutture recettive di prima accoglienza e per recuperare al meglio l'area di San Vito, oggi senza una qualificazione urbanistica. 

L’altro tema di questo workshop era quello dell’accessibilità del centro cittadino. A occuparsene è stato il prof. Renato Partenope dell’Università La Sapienza di Roma che ha sviluppato, con i suoi ragazzi e i tutor, un’idea progettuale di alto respiro per realizzare dei parcheggi adiacenti alla Villa comunale e per riqualificare il cosiddetto “boschetto”, dove, tra l’altro sorgerebbe una piscina.

Apprezzate anche le idee progettuali di Maurizio Oddo e Alessandro Barracco dell’Università di Enna Kore. Si è trattato di cinque interventi a tutto campo su alcune are urbane per una maggior vivibilità. 

Semplici e d’impatto le idee progettuali degli alunni di Taipei e dei loro docenti Chen Wei e Chun Lin Lee. Il loro approccio ai vari temi del Laboratorio è stato preceduto da un’articolata e ricca disamina sulle prospettive di sviluppo di questa comunità. Per far ciò hanno elaborato uno studio meticoloso sugli andamenti socio-demografici. 

L’argentino Carlos Campos, ordinario di Rappresentazione architettonica e Disegno presso la Facoltà di Architettura di Buenos Aires, riconosciuto a livello mondiale come l’architetto quale disegnatore compulsivo interessato, maggiormente, alle tecniche del riciclo e della rivitalizzazione di oggetti a uso quotidiano, ha dato corpo alle sue performance con la valorizzazione di un’antica scalinata nel quartiere medioevale e una sula facciata dell’ex albergo La Pineta.  

Su come intervenire nel quartiere storico di San Giovanni, è stato il tema trattato da Roberta Lucente, Università degli Studi di Calabria, dalla tutor Fabrizia Berlingeri e da un nutrito gruppo di studenti. Un tessuto urbano difficile che potrà esser recuperato con la demolizione di alcuni immobili abbandonanti, la copertura, con sistemi innovativi, di alcune case e con la rimodulazione del sistema di accesso. Un bell’intervento che valorizzerebbe anche la piazza antistante la Chiesa di San Giovanni e recupererebbe lo spazio del Serbatoio comunale. 

Sono stati, poi, premiati alcuni studenti per le migliori rappresentazioni digitali. Il premio in denaro è andato a: Daniele Guglielmino, gruppo di lavoro del prof. Mannino, dell’università di Reggio Calabria; Lorenzo Criscitiello, gruppo di lavoro dei professori Capozzi-Visconti, Università Federico II di Napoli; Giovanni Selvaggio, gruppo lavoro prof. Oddo, Università Kore di Enna. 

Alla fine di questa intensa esperienza, alla quale ha partecipato con entusiasmo anche il prof. Franco Purini, presente a Chiaramonte Gulfi da quattro giorni, è stato un susseguirsi di foto ricordo e di calorosi e commossi saluti. Per tutti, stando alle loro parole, un’esperienza più che positiva, resa ancora più bella dall’accoglienza ricevuta da parte di tutti i chiaramontani. E di ciò hanno dato testimonianza al Sindaco, Vito Fornaro, che ha sottolineato come questa iniziativa sia un primo importante passo per parlare della Chiaramonte del futuro. 

Il Sindaco ha anche ringraziato calorosamente tutti gli studenti, i tutor e i professori, in particolare la prof. Laura Thermes, responsabile del workshop, per aver dato corpo a un’iniziativa che difficilmente potrà essere dimenticata. 

 

 

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