Cultura
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  • Argomento: Arte

Una mostra fotografica all’ex Convento del Carmine 

 

Modica, 30 maggio 2019 – “Donna iraniana racconta donna iraniana - 100 fotografe 100 immagini” è il titolo della mostra fotografica che si terrà a Modica (Ragusa), presso l’ex Convento del Carmine (Piazza Matteotti), dal 1° al 16 giugno e dal 3 al 25 agosto (da martedì a domenica, ore 17 – 21, lunedì chiuso). L’inaugurazione sarà sabato 1° giugno alle ore 11. L’iniziativa è resa possibile grazie alla sinergica collaborazione del Comune di Modica, Fondazione Teatro Garibaldi Modica, woart.ir, festivart.it.

L’allestimento è curato da Tonino Cannata, sovrintendente della Fondazione Teatro Garibaldi, e dal prof. Paolo Nifosì (storico dell’arte), con la collaborazione di Hamid Tabaei, Stephanie Johnson e Najme Arshadi. Quest’ultima è una giovane ragazza iraniana che, dopo aver frequentato il liceo artistico di Shiraz, sua città natale, ha proseguito gli studi universitari a Isfahān e Teheran, perfezionando la sua conoscenza artistica a Firenze. Le piace molto la Sicilia e, in particolare, è innamorata della città di Modica da cui vuole iniziare a parlare delle sue connazionali.

 

Perché un percorso narrativo con immagini fotografiche?

Forse – spiega la giovane Najme - è la maniera più diretta per esprimere quello che c’è nella mente di una donna anche attraverso i suoi punti di vista tramite la fotografia. E' così che rappresenta i suoi desideri, le sue verità, i suoi obbiettivi e le sue paure. Questa mostra, per molte di queste ragazze e donne, rappresenta il primo confronto col mondo dell’arte al di là della terra iraniana. La mostra è frutto di un lavoro di gruppo, nell’ambito di quella che viene definita woart.

 

Che cos’è la “woart”? 

È la combinazione di due parole “woman” e “art”. È il nome di un sito web creato da Ali Asghar Kalantar, docente all’Università di Mazandaran (Iran), insieme ad altri professori e artisti iraniani e non. Il Gruppo si occupa di arte delle donne iraniane le cui iniziative vengono incoraggiate e promosse anche con l’utilizzo dei mezzi telematici, dei social e di messaggistica istantanea. Circa 6 mesi fa abbiamo organizzato la prima mostra di pittura in Iran, e questa mostra fotografica sarà il secondo lavoro di questo gruppo.

 

Come viene vissuta in Iran arte e cultura e qual è la condizione femminile nei confronti dell'arte? 

L’Arte vive in libertà. Considerando la condizione culturale e sociale dell’Iran negli ultimi 40 anni è possibile immaginare quali immense difficoltà hanno le ragazze e donne che ogni giorno combattono per avere una vita normale e naturale, e soprattutto per cercare di essere attive nel mondo dell’arte. Questo è un discorso complicato che, spero, questa mostra fotografica possa spiegare.

 

Qual è il filo conduttore che lega la mostra fotografica con la Sicilia e il nostro territorio? 

Per me, quando si parla di Arte, non esiste alcun confine fra le culture e le anime nel mondo. Penso che non vi sia bisogno alcuno di cercare un filo conduttore che colleghi i momenti artistici o le espressioni e sentimenti più sottili di noi donne. Proprio quando ci troviamo in un territorio come questo, tra persone che ti coinvolgono, che ti incoraggiano e che ospitano le fotografie delle ragazze e donne di un Paese lontano, allora siamo nel posto giusto al momento giusto.

Una mostra che stupisce, spiazza, attrae e, al contempo, regala un’immagine diversa dell’Iran e della sua anima femminile, rispetto a quella offerta dall’attualità. In ogni immagine fotografica c’è una vivacità che raccoglie e contiene un’originalità spontanea. C’è una forza che non viene meno in nessuno scatto, frutto di un confronto con eventi che sorprendono e comprendono fino a divenire, quasi plasmati da ogni autrice, pensiero dominante e indomito, carezza dell’attimo destinato a rimanere eterno in un click.

Questo, in estrema sintesi, il messaggio che la mostra fotografica “Donna iraniana racconta donna iraniana” vuole dare attraverso il percorso espositivo di una serie di scatti fotografici le cui autrici sono tutte donne iraniane. E’ così che le varie foto, come ad esempio “Dar baad” (nel vento), “Divar” (il muro), “Smile” (sorriso), “From the eastern land” (dalla terra orientale), esprimono una dimensione esistenziale in cui la fotografia serve per sentire e pensare la vita, specchio di una palpitante realtà. Si tratta di una dimensione fortemente sentita al femminile e che la curatrice, Najme Arshadi, vuole proporre al pubblico modicano. 

Giuseppe Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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