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È dicembre, il mese in cui si prepara il presepe e l’albero di Natale, e anche il mese dei regali.

I regali si donano, si ricevono, alcune volte si riciclano, e alcune volte ti ritrovi sotto l’albero la stessa bottiglia di vino che l’anno prima avevi regalato “affettuosamente” all’amico, avendo in mente questo pensiero “finalmente tolgo dallo scaffale questa bottiglia mai aperta”.

Oppure, può anche accadere questo: ricevi un regalo che, da fuori, dal colore e dalle decorazioni della carta appare un super-regalo, poi, scartandolo, vedi quest’oggetto e dici: “è meraviglioso!” ma in mente rifletti: “che cos’è? A che mi serve?” Quasi quasi mi conservo la carta.

Nella maggior parte dei casi, puoi recarti nello stesso negozio in cui è stato sfornato l’oggetto e cambiarlo con un altro, magari questa volta più vicino al gusto personale. Allora giri per il negozio alla ricerca di qualcosa… 

Più giri e più non trovi niente. Finché individui quello che fa per te. Ma lì casca l’asinello! La commessa ti dice che puoi prenderlo soltanto aggiungendo minimo euro dieci. Ti accorgi perciò di quanto ha speso il tuo amico… Ma in fin dei conti, quello che conta è il pensiero! Almeno, così si dice. Infatti, secondo la morale, il regalo non deve essere necessariamente costoso ma un piccolo dono, segno di affetto e di attenzione verso chi lo riceve.

E qui siamo tutti d’accordo.

 

Leggendo l’altro giorno un inserto sul Natale ho notato un trafiletto riguardante i doni natalizi con su scritto le seguenti parole: “Quando prepariamo un regalo, pensiamo solamente alla persona che lo dovrà ricevere. A volte può accadere di non ricevere un regalo da quella stessa persona. Quindi non vi è uno scambio di regali. In questo caso, non bisogna rimanere delusi, perché la vera ricompensa è la gratitudine e la gioia di chi ha ricevuto il regalo. Fate perciò un sorriso a chi vi è di fronte e probabilmente riceverete un abbraccio, che (detto tra noi) è il regalo migliore.”

 

Sono tutte belle parole.

Nella realtà, se accadesse veramente una situazione del genere, quale sarebbe la reazione?

Mettiti, per un attimo, in questa situazione, paradossale ma pur sempre ipotizzabile:

tu, che, nonostante lavori o studi, sei riuscito a ritagliare una ventina di minuti solo ed esclusivamente per arrivare in un negozio e comprare  il regalo. Quel regalo che il tuo amico desidera da tanto. Non ti informi né di quanto costa, né se sono praticati sconti. Lo paghi e basta.

Arriva il giorno dello scambio dei regali. Vi incontrate, vi salutate e ti accorgi che colui che hai di fronte non ha un regalo appresso, né una busta. E pensi: “Il mio regalo l’avrà lasciato in macchina”, e rimani con questo pensiero per tutto il tempo.

Tu dai senza ricevere. L’altro ti guarda, ti sorride e… ti abbraccia dicendoti “Grazie del regalo!”. Punto. In questo caso, siamo ancora sicuri che la migliore ricompensa sia un abbraccio?

Provare per credere…!

 

Lucia Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry