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Editoriali
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I ricordi sono frammenti di vita che si susseguono altalenandosi nella nostra memoria. Alcuni di essi hanno segnato irreparabilmente facendo suscitare emozioni forti e difficili da gestire e controllare, altri invece evocano dolci pensieri e cullano e regalano attimi di dolce nostalgia, attraverso quel viaggio infinito che si chiama esistenza.

I ricordi, quelli che entrano nell’anima, quelli che fanno rumore, quelli che non vanno più via, quelli che quando li rammenti fanno ancora sognare e inspiegabilmente lasciano un sorriso in bocca velati da un pizzico di malinconia, quelli in cui la memoria trova il suo rifugio nella nicchia del cuore, fanno sempre emozionare e non si può fare a meno di ritornare con i pensieri, a quel tempo dove tutto sembrava più genuino e più vero. In un tempo, dove regnava ancora l’acerba speranza e le aspettative erano alte e si immaginava un futuro roseo e c’erano tanti sogni da realizzare. Ma i tempi corrono, cambiano e il presente di oggi, rappresenta già il ricordo di domani e quello che sembrava una condizione permanente e immutabile, lascia il posto a un futuro incerto e destabilizzante.

Che fine ha fatto quella domenica quando tutti i negozi e gli esercizi commerciali erano chiusi, quando ci si alzava tardi e non c’era la frenesia di guardare il cellulare ed era sacrilegio chiamare prima di una certa ora, perché sensibili a non disturbare. Quelle domeniche in cui si stava con il pigiama trascinandosi pigramente, papariandosi senza nulla fare. La domenica dei tempi lenti, dei pranzi a casa della nonna, quando profumava di ragù e di fritto di cotolette. E poi quella guantiera di dolci in bella mostra sulla tavola con la tovaglia stirata a pennello per ospitare i piatti buoni coronando la fine di un buon pranzo e sancire un’appartenenza forte ed immutevole alle tradizioni.  E i pomeriggi lunghi fatti di televisione con il Pippo nazionale intento ad intrattenere un pubblico annoiato, preconizzando scandali e successi ora di uno, ora dell’altro.

Le domeniche con 90º minuto, con Superclassifica Show, Disco Ring e tutti incollati a quello schermo ignari che presto quella società apparentemente immobile, avrebbe lasciato il posto a una turbolenta vertiginosa trasformazione radicale dei costumi. Era il tempo degli ideali, dei ragazzi seduti sul muretto sicuri e certi di poter cambiare il mondo, agli sguardi amorosi e innocenti del corteggiamento, il tempo di un fiducioso ottimismo dove tutti avevano propositi e belle idee da far circolare, sicuri di un effettivo cambiamento.

Di quei ragazzi ahimè, nessuno ha saputo cambiare il mondo. È stato il mondo a cambiare loro, rendendoli ciechi alle violenze della vita, sordi all’egoismo individuale, muti davanti ai diffusi comportamenti omertosi, plasmando irreparabilmente le dinamiche di ciascuno. E non si può tornare indietro! Oggi i giorni sono tutti uguali, non c’è differenziazione, è in atto una omologazione di usi e costumi che stabilizzano e rendono tutti uguali e soprattutto non ci sono nuove idee che possano radicalmente pensare a un effettivo cambiamento in grado di apportare iniziative rivoluzionarie.

Non ci rimangono che i ricordi, fili invisibili che legano il passato al presente, punti fermi da tramandare ai giovani, sempre se riescono a trovare un senso, presi come sono, tra virtualismo e ambienti artificiali.

Ma i ricordi appartengono al passato. Il presente è adesso.

 

Gabriella Fortuna

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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