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Scicli, 7 luglio 2015 – Domenica 19 Luglio alle ore 19:30 presso il cortile del Carpentieri (Via Mormino Penna, Scicli) Giuseppe Pitrolo dialogherà con lo scrittore e giornalista del “Corriere della Sera” Paolo Di Stefano sul suo ultimo libro “Ogni altra vita. Storia di italiani non illustri” (Il Saggiatore”). L’incontro è organizzato dal “Brancati” e l’ingresso è libero.

Paolo Di Stefano è nato ad  Avola nel 1956. 

Cresciuto a Lugano, si è laureato con Cesare Segre. E’ stato responsabile delle pagine culturali del “Corriere della Sera”, di cui è ora inviato speciale. Ha scritto saggi critico-letterari. È autore di racconti, reportage, inchieste, poesie e romanzi. Nelle sue opere affronta temi come: la memoria e l'oblio, l'infanzia violata e la difficoltà di crescere, la famiglia e i rapporti generazionali, l'emigrazione, lo spaesamento, i rapporti Nord-Sud.

Con La catastròfa (Sellerio 2011, Premio Volponi) ha raccontato la tragedia dell’8 agosto 1956, quando in miniera a Marcinelle morirono, tra i molti altri, 136 minatori italiani. 

Di Giallo d'Avola (Sellerio 2013, Premio Sebastiano Addamo, Premio Viareggio-Rèpaci e Premio Comisso) Aldo Busi ha scritto: è “un grande romanzo, di genere, ma come considero di genere I promessi sposi, Il Gattopardo, o I Viceré... Se fosse stato pubblicato nei primi anni Sessanta non meriterebbe meno considerazione de Il fu Mattia Pascal e si potrebbe gridare al capolavoro”.

“Ogni altra vita” racconta tante”storie di italiani non illustri”, partendo da quella dello sciclitano Adriano Arrabito (nato nel 1896), che esordì nella vita facendo Gesù Bambino in un presepe vivente, ma poi si dovette arrangiare in mille modi, finché non si inventò un prospero commercio di uova. Una vita di miseria, di fatica immane, di preghiera e di affetti intensissimi, soprattutto per la sua “adurata mamma” Ninetta, per la moglie Maria, per i sette figli, che sarebbero diventati otto nel ’43. “Una vita di dolore, ma anche di gioia indicibile e di orgoglio che toccano il culmine allorché il primogenito, Emanuele, ottiene la laurea a Messina: un traguardo sociale. 

Ciò che colpisce sono la dolcezza e la serenità con cui Arrabito racconta il male di vivere, le tragedie private e quelle della storia. È un uomo buono e onesto, in cui si riassumono i grandi valori del passato (e chissà quanto del presente): famiglia, lavoro, fede”…

Insomma, un coro di voci diverse che raccontano il secolo lungo degli italiani non illustri. 

 

Giuseppe Pitrolo

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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