Cultura
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  • Argomento: Arte

Si è chiusa con successo la personale di Rosetta Giombarresi alla Pro Loco di Comiso. Un sogno che diventa realtà

 

Ragusa, 2 gennaio 2020 – Se si potesse dare forma ai sogni e dare loro una collocazione visiva, questo accadrebbe guardando le opere di Rosetta Giombarresi. La sua arte, esposta fino al 29 dicembre scorso nei locali della Pro Loco di Comiso, per una personale, “Le voci dell’anima”, ha rapito l’attenzione di molti visitatori. La sua è una grafica dai tratti sognanti e a volte ingenui mista ad effetti cromatici dati dall’acquerello o dallo smalto. 

Il pennarello nero che ha segnato i suoi primi lavori in vortici di ricerca individuale, ora ha fatto posto al colore. Spirali ricorrenti che fanno star bene l’artista poiché in esse ha trovato un equilibrio. Una vivacità che si colloca nella dimensione ritrovata. Una pace interiore carica di carisma e di luce. Sono figure sinuose, quasi sempre donne che si chinano le une sugli altri, che abbracciano un bimbo, che generano altre vite in un ventre- involucro a forma di melograno segno dell’abbondanza e della procreazione. La matrice “genere umano alla ricerca di una meta” è evidente così come il senso di solidarietà che accompagna alcuni dipinti le cui sagome nude o a mani tese cercano accoglienza.

Le radici sono alberi e poi sono mare, meno ancorate e aperte al cambiamento. Colori che rubano l’attenzione in un unicum di corpi, di seni accennati, di folti capelli e di abbracci.  Le sue donne hanno colli lunghi, alla Modigliani potremmo dire, ma qui la dolcezza accompagna il movimento quasi a volerne sottolineare la femminilità e l’amore materno. Nella “stanza spirituale” della mostra c’è ancora la donna, il cerchio della vita, la maternità vista con dolcezza e tenerezza.  Alla “Ricerca dell’Eden”, è il titolo di un’opera di grandi dimensioni in cui emerge la spiritualità, i colori sono tenui, il viola chiaro per esempio. Sono uomini in cammino visti di spalle, sono nudi perché i vestiti potrebbero distinguerli mentre la nudità li rende tutti uguali. 

L’artista ha fatto un cammino spirituale individuale ritirandosi in campagna ed è lì che ha ritrovato se stessa ed ha iniziato a dipingere. Qui i geni, dell’ancor più famoso padre Francesco Giombarresi, hanno avuto il sopravvento e le emozioni hanno iniziato a materializzarsi sulla tela. Una dopo l’altra le opere ci raccontano l’artista, il suo percorso individuale costellato di amore, di sofferenza, di ricerca. E poi c’è l’occhio di Dio che ci guarda, nell’opera “Figlio di un solo Dio”. Questo si riflette negli occhi delle donne qui raffigurate: sono nere, bianche rosse e si tengono per mano verso un mondo di uguaglianza tanto sognato. La freschezza della rappresentazione del sogno rende l’opera viva e molto piacevole agli occhi del fruitore che ne incamera il tratto, le spirali, il colore. L’armonia che si sprigiona dalla tela lo proietta in quella “realtà” onirica che al risveglio, purtroppo svanisce.

Qui, paradossalmente, il sogno resta ancora realtà!

Giovannella Galliano

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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