Spettacolo
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Ragusa, 15 dicembre 2019 – Dopo un’estate rovente con Edipo Re, Medea e Pluto, ancora una volta la Compagnia Godot vuole stupire il proprio amato pubblico cimentandosi nella grande opera teatrale “Il Re muore” di Eugene Ionesco, portata in scena per la primissima volta a Parigi nel lontano 1962 e riproposto da Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna della Compagnia teatrale ragusana in questo fine settimana al teatro Ideal a Ragusa.
La trama narra di Berenger, sovrano dell’Universo, affetto da una malattia incurabile, e delle due regine, la dolce Marie e la saccente Marguerite, venute a conoscenza della sua malattia grazie al medico di corte, che discutono sulla possibilità di rivelare questa notizia al loro marito e sovrano. Alla fine la notizia viene rivelata, e Berenger, incredulo, non vuole convincersi della sua imminente morte. Il protagonista si crede ancora in possesso del suo potere, non solo sulle cose, ma anche sulle persone e soprattutto sulla natura, per poi scoprire suo malgrado che quello che gli stava accadendo lo aveva privato delle proprie forze.


Il tema principale è quello della morte, un’atmosfera carica d’angoscia e un protagonista che fa di tutto per ritardare l’esito conclusivo. Berenger è l’uomo, inteso come genere umano, che non riesce a governare gli eventi, né avere potere sulla natura. Il significato dell’opera teatrale sta in questo: capire che la morte non è il contrario della vita, bensì una condizione presente dell’esistenza. L’unica arma per cercare di contrastare ciò è lasciare traccia di sé per far sì che gli altri possano ricordare il nostro “essere stati”. Per questo si scrive, ci si inventa, si costruisce, si parla, si recita.
“Il Re muore è uno dei testi straordinari della storia della letteratura e della drammaturgia contemporanea, ormai diventato un classico in tutto il mondo, presentato dalle più grandi compagnie teatrali”, è il commento di Vittorio Bonaccorso, che ha il ruolo di Berenger.

“Ci siamo voluti confrontare con l’ultimo testo teatrale di Ionesco, un testo particolare in cui confluiscono la sua filosofia e il suo modo di pensare. Ritroviamo la profondità del pensiero degli autori del teatro dell’Assurdo a mano a mano che leggiamo le battute. Noi della Compagnia Godot siamo una grande squadra, che con impegno cerchiamo di portare in scena uno dei testi più incredibili e tragicomici che esistono. Già abbiamo debuttato venerdì e sabato, oggi andremo nuovamente in scena alle ore 18.00 al teatro Ideal”
“L’angoscia esistenziale che ci trasmette Ionesco è davvero allucinante”, dichiara Federica Bisegna, che ha il ruolo di Marguerite, la prima sposa di Berenger. “Si tratta di un’opera che parla della condizione umana e del destino dell’uomo, ovvero la morte, la quale è parte della vita. Io penso che questa rappresentazione è un inno all’attaccamento alla vita. Come nell’opera Berenger è alla fine del suo viaggio, anche noi siamo alla fine del nostro percorso settimanale, fatto di prove, di grandi sacrifici, di riflessioni. Per noi è stato come scalare una montagna, nonostante siamo abituati a confrontarci con grandi opere teatrali, questo è un testo impegnativo, a causa del binomio su cui viaggia tutta la storia, ironico e drammatico. La forza di Ionesco sta in questo, di spiazzarci continuamente, in quanto dopo un momento onirico, triste e poetico immediatamente c’è un momento ironico, divertente e dissacrante”.
“Spesso accade che quando si parla di teatro dell’Assurdo si pensa subito a qualcosa di lontano, cupo ed incomprensibile, in realtà il teatro dell’Assurdo è molto vicino al pensiero umano, perché mette in risalto le abitudini e le paure dell’uomo”, ha commentato Lorenzo Pluchino, giovane attore della Compagnia Godot, che nel “Re muore” interpreta il medico. “Io stesso mi sono accorto che nella vita di tutti i giorni mi è capitato di ripensare alle battute che ho provato la sera prima perché i fatti stessi mi hanno portato a pensarci. Per me, il senso del teatro dell’Assurdo è riflettere sulla nostra quotidianità.”

Lucia Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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