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Ragusa, 15 maggio 2020 – È noto che attraverso smartphone, videochiamate etelematica è data a tutti la possibilità di sentirsi vicini, anche a diverse migliaia di chilometri di distanza. In Italia, come altrove, si cerca gradualmente di "ripartire", con la riapertura in primis dei negozi, le librerie, e tra qualche giorno la riapertura dei negozi di abbigliamento, bar, parrucchieri, non dimenticando che il miglioramento attuale è passato attraverso due mesi di quarantena e il rispetto di alcune norme.

Questo è ciò che è accaduto qui. E altrove? Com’è la situazione? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Gagliano, un giovane di ventisei anni di Bagheria, che si è trasferito nella “Grande Mela” diversi anni fa. Anche lì si sta vivendo una situazione di “restrizione” simile a quella italiana. Ed ecco cosa ci risponde.

 

Già spostarsi in un’altra regione per motivi di studio o di lavoro è sempre complicato. Tu hai deciso di cambiare addirittura continente. Perché hai scelto di andare in America? 

La mia decisione è scaturita da una visita inaspettata di una parente dei miei genitori, che mi ha proposto di andare a trovare in America il resto della sua famiglia. Ho subito colto la palla in balzo, anche perché dopo il diploma ero alla ricerca di un lavoro e di un qualcosa che mi rendesse felice ed entusiasta. Così nel 2014 ho messo piede per la prima volta in America, a San Diego.

 

Ma attualmente vivi a New York City… 

San Diego stava diventando un po' stretta per me, quindi ho deciso di trasferirmi a New York City, affrontando un viaggio in treno durato ben quattro giorni. All’inizio non è stato facile, non conoscevo la lingua e l’atteggiamento degli americani è un po' diverso rispetto al calore della mia terra. Per questo ho frequentato un corso per imparare meglio la lingua e ho svolto tanti lavori fino ad arrivare al mio attuale lavoro, ovvero caposala in un ristorante italiano. Anche se non mi sento ancora ‘arrivato’, ho tanti sogni in testa e spero di poterli realizzare.

 

Nonostante la distanza, hai sempre un legame molto forte con la Sicilia, ma anche con Palermo, come città, e soprattutto con il Palermo Calcio, squadra che quest’anno ha disputato la serie D, girone I, mantenendo inalterata la prima posizione in classifica dalla prima giornata di campionato. Possiamo dire che dentro di te scorre sangue Rosanero… 

Il Palermo è la mia squadra, e la distanza non ha scalfito l’amore che provo, anzi, la distanza è stata completamente annullata grazie al Palermo Fan Club di New York, nato a settembre 2019, grazie al grande Di Piazza, italo- americano e vice presidente della società Rosanero, che io stimo e apprezzo tantissimo. L’obiettivo del Palermo Fan Club, di cui sono diventato vice-presidente da gennaio di quest’anno, è quello di radunare tutti i sostenitori del Palermo e guardare le partite in diretta, sia quelle casalinghe sia quelle in trasferta. Ovviamente in Italia le gare si disputano alle 14.30, mentre qui il collegamento in diretta è di mattina presto, verso le 8.30.

 

Come sai, il Calcio si è fermato a causa della pandemia. Da settimane si discute se ripartire o no con i campionati. Cosa ne pensi? E poi, come vedi il Palermo al prossimo campionato? La pandemia ha fermato il mondo e quindi anche il Calcio. Occorre mettere in primo piano la salute, e proprio per questo è meglio fermare e non pensare ad una probabile riapertura, anche perché ci sarebbero protocolli sanitari da rispettare e penso che non tutte le società potrebbero essere nelle condizioni di attuarli. Per quanto riguarda la questione Palermo, è molto semplice: i Rosanero sono stati primi in classifica dalla prima giornata del campionato, quindi non c’è dubbio sulla promozione in serie C.

 

Com’è la situazione attuale a New York? Come si sta vivendo questo momento? 

In America la situazione non è ottimale. Abbiamo superato il picco nel mese di aprile e sembra che piano piano stiamo migliorando. Il numero dei contagi purtroppo è molto alto. Per quanto riguarda le misure preventive, anche qui utilizziamo la mascherina, che è obbligatoria, e la distanza di sicurezza tra una persona e l’altra. Inoltre stanno sanificando le stazioni di New York e, per tale motivo, al momento sono chiuse al pubblico dall’una alle cinque del mattino, e questo durerà fino alla fine della pandemia. Comunque la quarantena qui è stata un po' più soft, abbiamo avuto più libertà nello stare fuori per fare una passeggiata, anche se è stato sempre tutto strano. Spero che tutto torni alla normalità, che si possa ritornare a lavorare, insomma vivere in tranquillità la vita… e di vedere il Palermo in serie A.  

Lucia Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

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