- Argomento: Cultura
Ritorna "LOGOS/COMUNE", i dialoghi filosofici di Tecne99. Il 14 dicembre alle 18:30.
Incontri aperti a tutti e gratuiti
Per la partecipazione alla stanza virtuale: Link Meet
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Ragusa, 6 dicembre 2020 — Autori locali che attraverso le loro opere valorizzano la Sicilia e la sicilianità. A loro è andato il premio letterario “Sicilia d’Autore”, organizzato dall’Associazione CSM (Centro formazione servizi iniziative per la Sicilia), rappresentata da Patrizia Antoci, con il supporto della Casa Editrice G. A. fondata dall’editore Giuseppe Angelica sempre molto attento agli autori che raccontano le realtà territoriali locali.
Saluto di commiato al docente modicano Domenico Pisana. «Una figura poliedrica e di alto profilo intellettuale e morale»
Modica, 27 novembre 2020 — Questa mattina presso l’Istituto “Galilei - Campailla” di Modica, il Preside, Sergio Carrubba, la vice preside Marilisa Di Martino e la Dirigente dei servizi amministrativi, Piera Garofalo, hanno dato, a nome di 52 persone, tra docenti e personale ATA, un saluto di commiato al docente modicano Domenico Pisana, che dopo 40 anni di servizio è andato in pensione lo scorso primo settembre.
Pisana, noto poeta, oltreché insegnante, è anche presidente del Caffè Letterario Quasimodo di Modica.
Un saluto molto ristretto, che, a causa della emergenza covid, si è svolto nell’ingresso della scuola.
Che la fotografia, a differenza del cinema, esprima l’irriproducibilità del tempo, e quindi l’assenza di uomini e cose, ce ne rendiamo conto, leggendo il brano di “Dicerie dell’untore” in cui Marta, deturpata dalla malattia (“un simulacro di donna”), nel corso della loro fuga per le vie della città dal sanatorio, parla al narrante del suo sorriso d’una volta, registrato in una foto: «Non sono io, diciamo che è la mia sorella cattiva» si scusò, guardandomi di sott’insù, e subito volgendo lo sguardo altrove, come quella sera nel camerino, dopo lo spettacolo. Poi fece:
«Conversando con me, quella faccia non servirtene. Sèrviti di quest’altra». E trasse dalla borsetta, e mi tese, una foto dove lieta, seminuda, con una coscia sporca di sabbia, sorrideva a nessuno, davanti a sé. «Così ero – aggiunse –. Così bella. Col mio sorriso del ‘42. La mia annata migliore».
Ma poi si correggeva: «Per i ricordi, sono stato a cinema stanotte». E intendeva dire, dei ricordi, come aveva combattuto con essi nel sonno tutta la notte. Diceva proprio così: «combattere», che nel nostro dialetto non riguarda soltanto le persone, ma le cose, gli eventi, le urgenze della cronaca e della storia
Non sembra che Bufalino, così appassionato della cinematografia americana e francese degli anni ‘30 e ‘40, abbia scritto un saggio o un articolo sul cinema, ma è possibile, facendo ricorso alle sue opere, farsi un’idea delle opportunità e dei significati dell’arte cinematografica. Non gli sfuggiva certamente che essa, seguendo i moduli dell’immaginazione, è invenzione della realtà. Fuga dunque, e anche menzogna, dove confluiscono sogni e illusioni.
A Palermo, dove Sciascia trascorre l’ultimo periodo della vita, non esce più di casa. Il dolore è attutito dalla morfina. Ai familiari consegna le ultime volontà e scrive l’epitaffio tombale, una frase dello scrittore Villiers de l’Isle-Adam: «Ce ne ricorderemo di questo pianeta»: espressione di nostalgia mista a rimpianto, certo, di distacco e di dolente ironia, ma che lascia intendere la sopravvivenza della memoria, il ricordo di averla abitata la terra, questa nostra terra, dove le coincidenze sono troppe. E ricordarsene dopo la morte, a dispetto di chi l’avrebbe voluto ateo, potrebbe essere una inequivocabile cifra di immortalità personale. Il senso? Forse, e solo lui poteva saperlo, giacché il concetto nel momento in cui pare svelarsi si vela.
Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado
Paul Valéry