Sapere

  • Argomento: Archeologia

Un convegno dedicato a «Catastrofi distruzioni storia – dialoghi sull’archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo» con la partecipazione dell’archeologo Giovanni Di Stefano che relazionerà su Cartagine


Ragusa, 16 novembre 2020 — Dal 19 al 21 novembre si svolgerà il Convegno di archeologia «Catastrofi Distruzioni Storia» promosso dalla Fondazione Paestum, dall’Università di Salerno e dalla XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico.

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Racalmuto, 8 gennaio 1921 – Palermo, 20 novembre 1989

 

Sta male Sciascia per una frattura alla vertebra in seguito ad una caduta nel maggio del 1980. Anche i guasti provocati dal fumo incidono negativamente suo malessere. Nell’estate del 1988 si reca nel Friuli, a Percoto, per un periodo di vacanza con la moglie, ospite dei Nonnino, produttori di grappa. Qui scrive Il cavaliere e la morte. Trascorre la villeggiatura estiva nella sua casa di campagna in contrada Noce di Racalmuto, dove vanno a trovarlo gli amici, tra cui Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo. Si muove a fatica e si appoggia al bastone.

I motivi di salute gli impediscono di portare avanti un lavoro sulla vita di Telesio Interlandi[1], di cui aveva raccolto una copiosa documentazione[2]. Nel 1989 è a Milano per sottoporsi a complesse e lunghe analisi; la diagnosi definitiva è: mieloma micromolecolare, detto delle «catene leggere», rara forma tumorale al midollo osseo. Si sottopone a chemioterapia e successivamente alla dialisi, tre volte la settimana. A Palermo, dove trascorre l’ultimo periodo della vita, non esce più di casa. Il dolore è attutito dalla morfina. Ai familiari consegna le ultime volontà e scrive l’epitaffio tombale, una frase dello scrittore Villiers de l’Isle-Adam: «Ce ne ricorderemo di questo pianeta».

Muore a Palermo alle 7 del mattino del 20 novembre, qualche settimana dopo dell’abbattimento del muro di Berlino. I funerali sono celebrati a Racalmuto nel santuario della Madonna del Monte, dal vescovo di Agrigento. È una mattina nuvolosa. La folla dei paesani, e le autorità, e gli uomini di cultura accorsi da ogni parte d’Italia, dentro e fuori la chiesa, partecipano commossi alle esequie.

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  • Argomento: Letteratura

Gesualdo Bufalino, come molti siciliani, è di cultura francese; il suo linguaggio è iperletterario e la libertà stilistica si nutre di una coscienza morale per l’amore viscerale della Sicilia come appare nelle due sue opere intitolate La luce e il lutto (Sellerio, Palermo, 1988) e Museo d’ombre (Palermo, Sellerio, 1982). Prima di presentarle mi sembra però opportuno accennare alla sua vita per mettere in evidenza le tappe più significative della formazione culturale.

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  • Argomento: Libri antichi

Scicli, 22 ottobre 2020 — Verrà prolungata fino al 1° novembre Tratti d'Archivio, la mostra organizzata dal Centro Studi e Documentazione Città di Scicli presso Palazzo Spadaro, visitabile, in ossequio a tutti i protocolli dovuti alla prevenzione contro la diffusione del Covid-19, dallo scorso 3 ottobre e che tanto successo e apprezzamento ha ricevuto da addetti ai lavori, appassionati e semplici viaggiatori.

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  • Argomento: Libri

Modica, 28 settembre 2020 — Al via lo scorso sabato presso l’Atrio comunale di Modica la XV stagione dei "sabati letterari" del Caffè Quasimodo, che si snoderà in 16 appuntamenti fino a maggio 2021.

Il primo appuntamento, dopo il saluto del sindaco di Modica, Ignazio Abbate, è stato dedicato alla presentazione del libro dello scrittore e saggista Alessandro Centonze, magistrato, dal titolo Il “giallo nordico” e i suoi dintorni, ed è stato coordinato Eleonora Maltese.

Nella sua introduzione, Domenico Pisana Presidente del Caffè Letterario Quasimodo ha evidenziato come Alessando Centonze utilizzi un linguaggio critico limpido, lineare, affabulante, scientifico, a tratti didattico, essendo suo obiettivo quello di mettere in luce il suo approccio letterario al giallo nordico, che ha delle forti venature sociali atteso che il crimine nasce sempre all’interno di crepe sociali, soprattutto in Svezia e in Norvegia. Centonze – ha affermato Pisana – offre in buona sostanza la Weltanschauung del giallo nordico, ossia la visione di un giallo che va oltre l’usuale programma narrativo del romanzo poliziesco: un inizio accattivante, un intreccio centrale e un finale risolutore.

Molto puntuale anche l’intervento di Giancarlo Poidomani, docente di storia contemporanea all'Università di Catania, che ha messo in risalto come il saggio letterario di Centonze offra una analisi critica dei contesti di degrado sociale e urbano, di diseguaglianze sociali, di ricchezza e povertà all’interno dei quali nasce il crimine al centro dei gialli nordici, e in cui gli assassini diventano tali perché esclusi dai confini sociali. Il critico letterario e scrittore catanese Mario Grasso, Direttore editoriale della casa editrice Prova d'Autore, ha infine evidenziato la straordinaria occasione culturale di ambito letterario che Alessandro Centonze offre con un’opera unica destinata ad informare su un settore di cui la sua indagine critico-storica è pioneristica in Italia.

La serata, che è stata conclusa dall’Autore, il quale ha spiegato i motivi che lo hanno portato a scrivere il saggio, è stata brillantemente arricchita da intermezzi musicali del “Duo Estrella”, composto dal Maestro Lino Gatto alla chitarra e Ilde Poidomani (canto).

 

Salvo Micciché

  • Argomento: Arte

Diario di bordo di Margaret Carpenzano, pittrice modicana 

Ragusa, 27 settembre 2020 — “I miei impegni di mamma e moglie di un lavoratore autonomo mi rendono molto indaffarata ma, nonostante tutto, il piacere di tenere contatti con i miei cari amici o di dedicare tempo a ciò che mi appassiona non può e non deve essere trascurato. Le amicizie e la passione artistica che mi avvolge, oltre agli affetti, mi nutrono lo spirito e mi spingono verso una realtà diversa dalla solita routine. Tutto ciò mi fornisce la grinta necessaria per affrontare la vita quotidiana. È così quando mi occupo della mia arte. A volte vi sono momenti in cui tocco il fondo, pensando di mollare. Poi, prendendo i pennelli, con frenesia, inizio a pasticciare guidata dal cuore e mi riprendo, riacquistando fiducia in me stessa”.

Queste sono le impressioni raccolte dalla pittrice modicana Margaret Carpenzano dopo essere tornata da Monreale dove ha partecipato, insieme ad altre 400 artisti di 80 Paesi diversi, alla prima “Biennale dei Normanni – International Artexpo” tenutasi dal 12 al 18 settembre 2020. Monreale si trova a pochi chilometri da Palermo, nella zona dove un tempo ospitava gli splendidi agrumeti della Conca d’Oro. L’importanza strategica del luogo fu riconosciuta già dagli Arabi che vi stabilirono un primo insediamento rurale. Il periodo aureo della città ebbe inizio con l’avvento della dinastia normanna nell’XI secolo. L’impulso decisivo che rese Monreale una delle perle della Sicilia si deve a Guglielmo II d’Altavilla, detto il Buono (1153 - 1189), che ne fece la più grande signoria ecclesiastica del Regno. Per tale motivo Monreale può essere considerata come scrigno d’arte tra medioevo e contemporaneità. Dunque, splendida location dove l’arte può raccontare emozioni sensoriali che si traducono in immagini. Un luogo dove è l’arte che narra e che fa da protagonista culturale.

Ideatore e curatore di questo suggestivo evento culturale è Sandro Serradifalco, il quale ha chiamato numerosi artisti che, a suo giudizio, meritano di essere collocati in un contesto “museale”. Tantissimi gli espositori e non pochi i critici d’arte e le personalità intervenuti tra cui Angelo Crespi (ha insegnato Storia del giornalismo all'Università Cattolica del Sacro Cuore), Edoardo Sylos Labini (attore, autore, regista teatrale, consulente artistico del Teatro Manzoni di Milano), Vittorio Sgarbi (storico dell’arte).

Tra i tanti artisti ha partecipato la pittrice modicana Margaret Carpenzano con cui abbiamo intavolato una piacevole chiacchierata non appena è rientrata da Monreale. “Reputo importante il confronto”, esordisce. “Le mostre d'arte servono a questo, hanno una doppia valenza”, dice con fermezza e con molta emozione. “Se da un lato permettono all'artista di mostrare le proprie opere e condividere ciò che prova o pensa, dall'altro può acquisire delle conoscenze o nuove idee ammirando le opere di altri colleghi e confrontandosi con loro. Ho partecipato alla Biennale dei Normanni su invito del critico d'arte dottoressa Licia Oddo. Ho accolto subito questa opportunità con entusiasmo in quanto mi è sembrata un'occasione importante anche per la mia crescita artistica”.

E non poteva essere altrimenti visto che nel suo biglietto da visita si legge: “Sono una pittrice autodidatta, dipingo dal 2011. Mi piace molto il disegno ed il figurativo, ma da qualche tempo non mi soddisfano più i classici dipinti e vorrei cercare di evolvermi. Voglio trovare una tecnica che mi permetta di rendere un po’ meno definiti i miei lavori pur mantenendo i tratti del figurativo. Prediligo principalmente dipingere volti, mi appassiona tantissimo lo sguardo delle persone e mi chiedo spesso cosa possa trasmettere della loro anima, quanto c’è di veritiero in uno sguardo e quanto di ingannevole”.

 

Le chiediamo: notevole e importante si è rivelata la presenza dei critici d’arte?

“Certamente. Per tale motivo ho ritenuto importante essere presente all’emozionante serata inaugurale. Devo dire di essere tornata molto soddisfatta e carica di stimoli, pronta ad andare avanti. Sia il professore Vittorio Sgarbi che il critico Angelo Crespi mi hanno esortato a proseguire. Per il professore Crespi la mia, per me modestissima, opera (dal titolo “Non ho bisogno di parole, ma di abbracci”) rimanda ad una splendida opera di Antonello da Messina e, mi creda, per me è stato un onore sentire queste parole! Ha anche aggiunto che, nonostante fosse un'opera di piccole dimensioni, si presenta molto piacevole, ricordandomi che le opere di Antonello da Messina, pur essendo piccole, sono dei veri gioielli. Lo storico dell’arte Sgarbi si è avvicinato con curiosità fino a toccare il ritratto, forse per vedere o capire come fosse stato realizzato, quindi mi ha detto "è fatto molto molto bene, brava continua così". Sono delle piccole-grandi soddisfazioni che mi hanno gratificato tantissimo!”.

 Giuseppe Nativo

  

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