Religione
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Scicli, 7 gennaio 2015 – Scrive la Parrocchia di Santa Maria La Nova…

La parrocchia ha "cenato" con i meno fortunati. La chiesa di S. Maria La Nova è stata trasformata in una "sala da pranzo", sostituendo i banchi con dei tavoli, per restituire una serata di felicità a chi è sommerso dalle preoccupazioni. 

Lunedì 5 gennaio 2015 i veri protagonisti sono state le persone assistite durante l'intero anno attraverso il Banco Alimentare, rinforzando il  legame tra chi dona e chi riceve. Età diverse ma anche tradizioni, e in qualche caso religioni diverse: un grande popolo senza confini che in questa festa ha vissuto una profonda sintonia. 

Non un appuntamento per sentirsi più buoni, ma un ritrovarsi tra amici che hanno condiviso ogni settimana i "bisogni" e, in diversi casi, le sofferenze. Oltre 200 persone insieme con grande libertà: dai tanti volontari, alle persone assistite, a chi ha curato gli aspetti logistici trasportando tavoli e tutto il necessario. "Grazie per come avete preparato tutto, per come lo avete servito, per i sorrisi in bocca dei ragazzi (nel ruolo di camerieri per una sera), grazie per le semplici cose dette, grazie per la testimonianza che ci avete dato". Sono alcuni commenti, a margine della serata. "Quanto è bello vedere le persone che conosciamo da più tempo abbracciare e salutare tanti di noi che hanno portato loro il pacco".  

Questo ha detto un volontario. 

Era difficile distinguere chi porta il pacco da chi lo riceve, si percepiva chiaramente che tutti, dentro la chiesa, si sentivano a casa loro. Don Antonio Sparacino ha scelto di "aprire" la chiesa: «Potevamo scegliere di cenare nel salone ma non sarebbe stata la stessa cosa. E' stato un grande evento sociale, una festa: sono venuti alla festa di un loro amico che, per inciso, è anche il creatore del cielo e della terra». 

Partendo dall’esperienza della “condivisione”, tutto diventa amico, tutto diventa possibile: anche utilizzare la chiesa per consumare una cena. Trovarsi davanti a un uomo che ha bisogno di beni materiali ma anche di amore, di affezione, di un abbraccio, ci fa capire che il servizio di questo gesto serve, forse, più a chi dona che a chi riceve. Quando si "incontra" il bisogno dell'altro è normale sentirsi spinti ad aiutarli: è un'esigenza naturale. La serata di lunedì è stata proprio così. È la storia della caritativa, di questa passione per il destino nostro e dell’altro. Non dobbiamo essere particolarmente bravi per operare, quel gesto è insito nella natura dell'uomo. 

Si può fare «caritativa» solo per soddisfare questa esigenza. Papa Francesco, a questo proposito, ha affermato: «È un Altro che prende iniziativa verso la nostra vita, la porta alla conoscenza del vero, la porta all’adesione alla realtà, la porta all’affezione per il vero, la porta all’amore alla realtà». Se si accetta quest’annuncio come un’ipotesi di lavoro, ogni fatica può essere vissuta con letizia dentro un abbraccio reale di destini che si intrecciano e non si mollano più.

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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