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Domani il secondo appuntamento al Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa 

 

Ragusa, 12 aprile 2018 – Proseguono i seminari formativi presso i locali del Centro Studi “Feliciano Rossitto” di Ragusa nell’ambito del ciclo di incontri aventi per tema principe “Il sogno di un’Europa unita nella crisi dell’Occidente”.

Venerdì 13 aprile, alle ore 17.30, si terrà il secondo seminario. L’intervento è affidato al professore Rosario Sapienza (ordinario di Diritto Internazionale all’Università di Catania, responsabile scientifico del Centro di documentazione europea dell’Ateneo) la cui discettazione avrà come titolo “Per una nuova rifondazione dell’Europa in direzione delle Federazione Europea. Aspetti giuridico-costituzionali dell’Unione europea”.

Quando si parla di Unione europea emerge, non di rado, una visione in cui talora si notano condizioni di inefficienza organizzativa e di inagibilità politica dello spazio europeo. C’è necessità di andare “oltre” il pensiero di Europa?

“Per andare oltre questa Europa – spiega il professore Sapienza - bisogna cominciare ad analizzarla e comprenderla non secondo gli schemi preconfezionati e propagandistici diffusi dall’Unione europea, ma per ciò che l’Europa è stata ed ancora è nella storia e nella cultura dei Paesi e delle genti che ne fanno parte. L’Europa è stata, ed ancora oggi è, molto di più dell’Unione europea e del suo contorto percorso di cooperazione e integrazione”. 

Cosa ci insegna la storia?

“Tutto il pensiero politico europeo a partire dal Seicento in poi è attraversato da progetti di Unione europea. Trecento anni fa, nel 1713, ad esempio, l’Abbé de Saint-Pierre aveva progettato una Unione tra gli Stati dell’Europa di allora e qualche anno dopo, nel 1799, Novalis parlava dell’Europa Unita come di qualcosa che era esistito nel Medioevo e che poteva ancora esistere, se il cattolicesimo che aveva ceduto il passo alla Rivoluzione protestante e alla Rivoluzione francese che avevano frammentato l’originaria unità dell’Europa cristiana, avesse ripreso la sua centralità nella vicenda culturale europea. Pensieri questi probabilmente non più attuali, ma che mostrano quanto ampio sia stato lo spettro delle tematiche abbracciate dall’ideale aspirazione verso l’unità europea e quanto invece ristretta, quasi asfittica, sia la prospettiva nella quale oggi ci si muove nell’ambito dell’attuale dinamica istituzionale che chiamiamo Unione europea. Quest’ultima si riduce, in fin dei conti, all’esistenza di un farraginoso apparato burocratico che mira, nella sostanza, a coordinare al meglio la cooperazione degli Stati (con la pretesa spesso enunciata, ma mai attuata, di guidarla) verso obiettivi di loro interesse comune (o comunque identificati come tali). Riguardata con le categorie del diritto pubblico, che in sé rappresenta una delle più alte conquiste del pensiero europeo, essa peraltro non è uno Stato federale, né probabilmente vuole esserlo, forse è una Confederazione di Stati sovrani, forse ancora una via di mezzo tra le due forme di aggregazione”.

Come deve essere vista l’Unione europea?

“L’Unione europea non è tutta l’Europa ed anzi non è nemmeno una Unione. E’ piuttosto un insieme di Unioni che marciano a diverse velocità a seconda della maggiore o minore volontà degli Stati di cooperare o integrare le proprie competenze in questa o quella materia. In secondo luogo, va purtroppo riconosciuto questo cammino di cooperazione verso l’integrazione che va avanti con particolare lentezza proprio in quelle tematiche che sarebbero di più diretto interesse per la gente comune. La cittadinanza europea, ad esempio, nonostante le roboanti affermazioni che abbiamo sentito e continuiamo a sentire, serve, se serve, a chi si muove da uno Stato all’altro, ma poco o nulla a chi rimane nel proprio Stato”. 

E relativamente agli aspetti giuridico-costituzionali dell’Unione europea?

“Nulla di significativo riesce a dire poi l’Unione europea sull’assetto costituzionale all’interno degli Stati membri e sulla possibilità di cambiarlo, se non proporre da una parte vuoti proclami sull’Europa delle Regioni e dall’altra una politica di coesione ormai svilita al rango di mera strategia di complemento e di riequilibrio territoriale. Nulla di significativo, ancora, riesce a dire sulla garanzia dei diritti, peraltro concretamente affidata a un sistema, quello della Corte di Strasburgo, esterno alla dinamica dell’Unione e al quale l’Unione non riesce ancora nemmeno ad aderire. Tutto ciò non implica che l’Unione europea sia tutta da buttar via. Va però vista per quello che è, e non per quel che dice di essere”. 

In un’epoca caratterizzata da una pronunciata tendenza verso il gigantismo istituzionale, dominata da grandi e complesse entità politiche (Cina, India, USA, Russia) essa cosa rappresenta? “L’Unione europea è un utile strumento di cooperazione fra Stati che, pur appartenendo alla stessa area geo-politica, non hanno maturato (né forse mai matureranno) una vera e propria vocazione federale. Stati che, pur vivendo una stagione di profonda crisi, restano comunque riluttanti a fare il passo decisivo: quello di firmare il proprio certificato di morte per rinascere in uno Stato federale. Insomma questa Europa è in ultimo una tragica finzione, un surrogato certo, ma di qualcosa che non c’è, una controfigura, ma di un attore che non è mai stato scritturato”. 

Che fare allora?

“L’interrogativo ci riguarda tutti. Occorre costruire una Europa “glocale”, una Europa dal basso, diventando noi stessi cittadini europei, ma davvero, sfruttando tutte le opportunità che il cammino fin qui percorso, per quanto accidentato, comunque ci offre. Il federalismo è un metodo, non una condizione istituzionale”. 

 

Giuseppe Nativo 

 

 

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Rosario Sapienza (Catania 1957)  

Esponente del movimento internazionalista cattolico, ha operato fin dagli anni ottanta del secolo scorso all’interno di varie organizzazioni non governative al fine di favorire l’instaurarsi di un concreto dialogo tra le posizioni dell’universalismo cattolico e dell’internazionalismo liberale.

Ha studiato Sacra Teologia, Diritto ed Economia tra Catania, Palermo, Firenze e L’Aja e svolge un’apprezzata attività di analista e consulente sui fatti della attualità europea e internazionale. 

Dal 1995 lavora presso l’Università di Catania con varie qualifiche. Professore associato nel 1998, dal 2001 è professore ordinario e direttore della cattedra di diritto internazionale (una delle più antiche d’Europa, istituita nel 1864), dal 2003 al 2009 ha diretto il Dipartimento del “Seminario Giuridico” dell’Università. Dal 2017 (dopo una pausa durata dieci anni) è tornato alla guida del Centro di Documentazione Europea dell’Ateneo. 

Convinto europeista, e da sempre impegnato nel movimento federalista (è stato segretario della sezione di Catania del MFE dal 1995 al 2003), lavora per un progetto di Europa delle Regioni e dei Diritti (Europa Glocale), attenta alla diversità dei territori e protagonista di credibili ed efficienti politiche di accoglienza ai migranti. 

A queste tematiche ha dedicato la sua attività di studioso e di organizzatore e produttore di eventi culturali per vari enti. Tra le più recenti produzioni possono ricordarsi: Crisi europea: declino o rinnovamento? (XXXI Cattedra Sturzo, Caltagirone 2013); Oltre Questa Europa (Collegio Universitario D’Aragona, Catania 2014); La programmazione del nuovo ciclo dei fondi europei 2014-2020: riflessi sulla governance statale e regionale nel Mezzogiorno italiano (SVIMEZ, Roma 2014); L’Europa che non c’è (Università di Catania, 2015); Helsinki 40 plus. Il sogno di un’altra Europa è possibile (Collegio Universitario Villa Nazareth, Roma 2015); The Lampedusa Imbroglio (EUMEDEA Jean Monnet Chair, Catania 2016); Dans un esprit de solidarité? Ripensare la solidarietà europea nel tempo della crisi (Centro di Documentazione Europea dell’Università di Catania, 2017); Mediterraneo e Migrazioni (Sessione catanese dell’Ufficio del Dibattito MFE italiano, 2018); The Common European Asylum System and the National Implementation Policies in the Federal Republic of Germany and Italy. A Comparison (Centro di Documentazione Europea dell’Università di Catania, 2018). 

È attualmente impegnato nella redazione di un nuovo commento agli articoli 77 e 78 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea per il prestigioso commentario Smit & Herzog on the Law of the European Union (Matthew Bender, 2018).

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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