Cultura
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Ragusa, 16 dicembre 2014 – La presentazione di un libro diventa un mini concerto-spettacolo, e non poteva che essere così con Paolo Pietrangeli, cantautore e regista, ieri sera al caffè letterario Le Fate di Ragusa per la presentazione della sua prima fatica letteraria, il libro “Una spremuta di vite” edito da Navarra Editore con la prefazione del giornalista Gianni Mura. 

Un romanzo ricco di episodi, aneddoti autobiografici che si intrecciano con la storia del Paese soprattutto negli anni ’60 e ’70 per arrivare comunque anche ai fatti più recenti (Genova e il G8 solo per fare un esempio) nel racconto di una generazione, quella dei sessantottini, che non ha ancora capito se ne è uscita sconfitta o vittoriosa in un’Italia dove ogni cambiamento a volte si traduce nel punto di partenza di uno stesso ciclo. 

Sollecitato da Carlo Muratori, direttore artistico de Le Fate, Pietrangeli parla della sua militanza politica all’interno del Partito Comunista Italiano, della sua candidatura al Parlamento nazionale, che per una manciata di voi non l’ha visto diventare “onorevole”, ma parla anche della sua vita personale, in parte raccontata nel libro ma anche nelle canzoni di cui è autore, come “lo zio senza calzini” che è una figura chiave di uno dei capitoli del romanzo. Poi la presentazione del libro diventa uno spettacolo musicale con canzoni che lo riconfermano un raffinato e ricercato cantautore italiano. 

Tra un brano e l’altro, proprio come accade nel romanzo dove è possibile ascoltare i brani attraverso il “QR code”, Pietrangeli parla ancora e inserisce altri aneddoti come l’esilarante viaggio a Cuba, al cospetto di Fidel Castro, insieme a Guccini, agli Area e ai componenti del Canzoniere del Lazio, inviati speciali di un D’Alema allora presidente dei giovani comunisti. 

C’è appena il tempo di fare un riferimento alla sua presenza alle manifestazioni pacifiste a Comiso, negli anni dei missili Cruise, per poi concludere con “Contessa”, la famosa canzone divenuta inno dei movimenti studenteschi. 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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