Cultura
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#Scicli, 21 marzo 2016 – Inaugurata la grande mostra sul ciclo “A Monet e Pollock” di Franco Sarnari. La galleria Quam del figlio Antonio Sarnari, che attira collezionisti e appassionati d’arte da tutta Italia, era gremita di pubblico fino a tarda sera, per il suo pittore di casa, oggi ottantatreenne, Franco Sarnari.

Trentacinque anni di lavori, nati nel 1980 e influenzati dalla forza della Natura siciliana, come confessa l’autore, che pochi anni dopo essersi trasferito a Scicli da Roma, sentì la necessità di “tradurre in pittura questa sensazione di potenza e di luce”.
Monet e Pollock per Sarnari sono gli estremi di un agire non consequenziale, non descrittivo, la nascita e la maturazione della pittura contemporanea. Intuendo una forte relazione tra i due colossi dell’arte, già nei primi anni Settanta, e sviluppando una ricerca simile, titolò queste opere ai due artisti. Usando il pennello mozzo, ad impronta disgregative del racconto, come le touche di colore impressioniste, e procedendo con una volontà di automatismo del gesto, che renda non classificabile il segno, come in Pollock, Sarnari ha condotto una ricerca di grandissimo valore linguistico e culturale. Ed è tanto profonda l’immersione nella ricerca, di questo artista, che vedendo una mostra come quella alle Quam , si ha una sensazione di commozione, e poi spiazzamento e calore insieme.

È la sensazione di un confine nuovo ma solido, che qualcuno di forte e capace ha spostato per noi. Offrendoci altri orizzonti tangibili, entro i quali da quel momento in poi cambiano i riferimenti su cui ragioniamo e progettiamo. L’allestimento è un dettaglio di eccellenza dell’evento e il bookshop con molti libri in consultazione offre un panorama ampio per approfondire la conoscenza dell’autore.

Disponibile anche un libro della mostra, con apparati e foto molto curate, così come ci ha abituato Tecnica Mista.

La mostra, a cura di Antonio Sarnari, rimarrà aperta fino al 30 aprile, ad ingresso gratuito, info al numero +39.0932.931154

 

Il Giornale di Scicli

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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