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  • Autore: Augusto Guida
  • Editore: Edizioni Dehoniane Bologna
  • Titolo: Replica a Giuliano Imperatore

A fine 2019 le Edizioni Dehoniane Bologna hanno dato alle stampe la seconda edizione riveduta ed ampliata della Replica a Giuliano Imperatore di Teodoro di Mopsuestia, che già il curatore, Augusto Guida, aveva pubblicato nel 1994.

La Replica è il primo testo composto da uno scrittore cristiano, intorno al 380 d.C., in risposta all’opera Contro i Galilei che Giuliano (l’imperatore romano noto come ‘Apostata’) ha scritto nel 363, poco tempo prima di morire, facendo particolare riferimento all’opera di Celso e Porfirio, con l’intento di confutare dottrina, principi cristiani e sacri testi dalla religione che lui stesso in un primo momento aveva abbracciato e da cui poi si era allontanato polemicamente e che egli riteneva la religione dei ‘Galilei’. All’Apostata, con la Replica, risponde Teodoro, sicuramente il più importante teologo della scuola esegetica di Antiochia.

L’opera di Teodoro di Mopsuestia è in gran parte naufragata, ma rimangono ampi frammenti che già Augusto Guida (docente di lingua e letteratura greca al DIUM, Dipartimento di Studi umanistici e patrimonio culturale dell’Università di Udine) aveva pubblicato nel 1994 nella collana di Biblioteca patristica dell’editore. In tanti anni i suoi studi sono stati costantemente rivolti anche alla rilevanza storica e filologica del dibattito giulianeo, e Guida ha pubblicato anche importanti articoli, tra cui è importante citare alcuni contributi: Un anonimo panegirico per l'imperatore Giuliano (Anon. Paneg. Iul. Imp.), ed. by Augusto Guida, Studi / Accademia Toscana di Scienze e Lettere La Colombaria, 107 - Studi e Testi per il Corpus dei Papiri Filosofici Greci e Latini, 4 (Firenze: Olschki, 1990); Replica a Giuliano imperatore: Adversus criminationes in Christianos Iuliani imperatoris, ed. by Augusto Guida, Biblioteca Patristica, 24 (Firenze: Nardini, 1994); Augusto Guida, ‘La prima replica cristiana al Contro i Galilei di Giuliano: Teodoro di Mopsuestia’, in Pagani e cristiani da Giuliano l'Apostata al sacco di Roma: atti del Convegno Internazionale di Studi: (Rende, 12/13 novembre 1993)., ed. by Franca Ela Consolino, Studi di Filologia Antica e Moderna, 1 (Soveria Mannelli: Rubbettino, 1995), pp. 15-33; Augusto Guida, ‘Un nuovo frammento della replica a Giuliano di Teodoro di Mopsuestia’, Bollettino della Badia Greca di Grottaferrata, N. S., 53 (1999) 57-65; Augusto Guida, ‘Giuliano a teatro e un improbabile Patroclo: a proposito di Misopogon 351b’, Eikasmos, 27 (2016) 235-240. Ce n’era abbastanza per giustificare la nuova edizione, soprattutto per un nuovo e rilevante passo della Replica (Guida 1999), ma altre ricerche sono seguite, e un rinnovato interesse per la produzione esegetica, omiletica e teologica di Teodoro di Mopsuestia e di tutta la scuola antiochena, ha convinto l’autore e l’editore a dare alle stampe il volume, con l’apporto significativo dell’Università di Udine.

L’opera è un’edizione critica che inizia con un’ampia introduzione molto interessante sia per lo studioso sia per il lettore curioso di conoscere la materia; seguono il testo critico dei frammenti greci con la traduzione italiana e un ampio commento filologico e storico che appassionano il lettore sul dibattito, sulle motivazioni che indussero Giuliano a polemizzare con i Cristiani e Teodoro a replicare con profondità di giudizio e filologica analisi dei passi giulianei. Una importante appendice riporta altri testi di Teodoro in risposta a varie obiezioni pagane agli scritti neotestamentari, risalenti da Giuliano. Infine, l’indice analitico che molto saggiamente riporta anche i riferimenti al testo greco.

Il volume è interessante per chi vuole approfondire il tema avvalendosi dei nuovi passi e testimonianze ed è aggiornato appunto con i nuovi studi dell’Autore e di altri studiosi. Il metodo scelto privilegia chiaramente l’esegesi letterale e puntuale del testo ed offre spunti per ripercorrere la storia del pensiero cristiano e patristico in particolare per quanto riguarda le controversie fra cristiani e pagani nel IV secolo e in generale per la storia religiosa e culturale del Tardoantico.

La prima edizione, Replica a Giuliano imperatore di Teodoro di Mopsuestia (Guida 1994) fu pubblicata nel volume 24 della ‘Biblioteca Patristica’ ed ebbe un unanime consenso di critica e recensori illustri come Michele Cataudella (in Sileno 20 (1994), p. 473), Gianfranco Ravasi su “Il Sole 24 Ore” (1995), Leonardo Lugaresi in “Annali di storia dell’esegesi” (12, 1995), Nigel G. Wilson in “Classical Review” (n. s. 46, 1996, pp. 158-59), Emanuela Masaracchia in “Byzantinische Zeitschrift” (90, 1997, pp. 166-67) ed altri. Dopo 25 anni, Augusto Guida sente imporsi l’esigenza di una nuova edizione sia, come detto, per i suoi ulteriori studi, sia per esempio il susseguirsi di numerosi convegni, come Pagani e Cristiani da Giuliano l’Apostata al sacco di Roma, a cura di Franca Ela Consolino (1993) e varie riflessioni e approfondimenti che l’Autore cita, ad es. quella di Felix Thome con uno studio del 2004 su Teodoro di Mopsuestia dedicato anche ai frammenti della Replica a Giuliano (Felix Thome, Historia contra Mythos: die Schriftauslegung Diodors von Tarsus und Theodors von Mopsuestia im Widerstreit zu Kaiser Julians und Salustius' allegorischem Mythenverständnis, Hereditas, 24, Bonn: Borengässer, 2004) ma anche riflessioni su Porfirio e il suo Contro i Cristiani (cfr., tra gli altri, Matthias Becker, Contra Christianos: neue Sammlung der Fragmente, Testimonien und Dubia mit Einleitung, Übersetzung und Anmerkungen, ed. by Matthias Becker, Texte und Kommentare, 52 (Berlin; Boston (Mass.): De Gruyter, 2016 ed altre citate nella premessa alla seconda edizione.

 

Teodoro di Mopsuestia

Si hanno poche notizie su Teodoro di Mopsuestia, «secondo per fama solo ad Origene» scrive Guida, in particolare ci informa di lui il contemporaneo Giovanni Crisostomo, con l’Epistula ad Theodorum (ed. J. Dumortier, Paris, 1966 che analizza lo specifico passo della patristica greca PG 47, 278-308), di lui parlano anche le Storie ecclesiastiche di Teodoreto, Sozomeno e Gennadio di Marsiglia (12, PL 58, pp. 1067 ss.). Nei tempi moderni è fondamentale l’Essai sur Théodore de Mopsueste di Robert Devreesse del 1938, ovviamente un testo da aggiornare, come avverte l’Autore, con i moderni contributi critici. Teodoro nasce intorno alla metà del IV secolo (circa 352 d.C.) ad Antiochia (in Siria), città fondata nel 300 a.C. da Seleuco I Nicatore e che in circa sei secoli era diventata una delle principali metropoli dell’antichità. La città, grazie alla predicazione degli apostoli Paolo e Barnaba e alla presenza di Pietro è presto diventata uno dei centri propulsori della cristianità. Tra le figure principali che vi orbitano occorre ricordare il vescovo Teofilo (II metà del II d.C.) «legato a un’interpretazione letterale dei testi» e il presbitero Luciano (che fu martire nel 312), filologo e studioso noto per aver contribuito alla trasmissione della Bibbia nel testo dei “Settanta” (Salmi e Nuovo Testamento in particolare). Ad Antiochia Teodoro e Giovanni (poi detto Crisostomo) si formavano sugli autori classici, Omero ed Esiodo in primo luogo, poi Tucidide e Senofonte e gli oratori (Isocrate, Demostene…) e la loro cultura e lingua era quella atticista, una lingua “artificiosa” che prestava molta attenzione al classicismo. Sozomene informa che Teodoro fu istruito in retorica e filosofia «che il retore Libanio era lontano dal disprezzare», nota Guida, e conosceva Platone ma anche Aristotele (logica ed etica in particolare). Teodoro conosceva, dunque, a fondo i principi culturali del paganesimo, gli stessi studi, i suoi, di contemporanei pagani. Il dibattito tra cristiani e pagani era serrato e lo scontro fu duro nel 362 d.C., quando l’imperatore Giuliano emanò un decreto con cui si precludeva a chi si professava cristiano di insegnare, e ci furono feroci reazioni dei cristiani che in quel decreto leggevano la ferma volontà di escluderli dalla comune base educativa, una «segregazione culturale», insomma. Anche se non è certa la religione dei genitori (ma è noto che un fratello, Policronio, fu vescovo di Apamea), Teodoro si indirizzava sempre più alla fede cristiana e Giovanni Cristostomo (Ep. Ad Theod. 1, 47 Dum.) informa che una svolta (la chiama «methetesis») avvenne all’età di circa 16 anni, quando decise di abbandonare gli studi profani e la promessa carriera politica per ritirarsi in una comunità monastica ad Antiochia, lasciando quindi la scuola di Libanio, come fece lo stesso Crisostomo. Presto egli divenne discepolo di Diodoro (dal 378 vescovo di Tarso) che lo preparò ad una nuova vita dedicata all’attività religiosa. La sua prima opera fu il Commento ai Salmi e la sua attività di esegeta, commentatore, teologo e polemista continuò sino alla morte, avvenuta nel 428 d.C. nella sede vescovile di Mospuestia. In particolare, egli si schierò nella critica agli apollinaristi e la loro eresia con l’opera in 4 libri Contro Apollinare. Fozio (X d.C., Bibl. Cod. 81) informa che Teodoro ha redatto anche uno scritto Contro la dottrina dei magi persiani in tre libri, per confutare la dottrina di Zoroastro ed esporre la concezione cristiana della creazione e della salvezza apportata da Cristo. Purtroppo per varie vicissitudini teologiche le sue opere furono viste anche sotto luce di eresia, e non venivano più lette e tradotte dagli ortodossi, ma ebbero ugualmente fortuna, venendo tradotte in siriaco e ampiamente utilizzate in opere di esegeti nestoriani, in particolare, ci informa Augusto Guida, quelle di Teodoro Bar Koni (VIII secolo) e di Išo‘dad di Merv nel IX secolo e ancora il Commento alle pericopi liturgiche noto come Gannat Bussame (o Giardino di delizie, del X secolo). Studiosi come Devreese e Richard sostengono che suoi avversari abbiano falsificato e interpolato alcuni passi delle sue opere in base alle quali egli venne condannato poi dal Concilio di Costantinopoli del 553 d.C.; altri come Galtier, Lera e Amann, con qualche riserva per altro, affermano sostanziale ortodossia alla sua distinzione di due nature (φύσεις) e affermazione di una sola persona (πρόσωπον); altri, infine, come Kihl, Sullivan, Norris, vedono in lui una ortodossia solo formale e ritengono attendibili i testi oggetto di indagine conciliare.

 

Giuliano imperatore (detto ἀποστάτης «l’apostata» o παραβάτης «il rinnegato»)

Nel 361 d.C. (a novembre) muore l’imperatore Costanzo II e in quel momento finì la guerra civile che divideva l’impero tra il sovrano legittimo e suo cugino Giuliano. Quest’ultimo era già stato proclamato Augusto da una “sollevata di scudi” a Parigi nella primavera del 360. Oramai reggente dell’intero impero, Giuliano si affretta a proclamarsi pagano e aderire ai riti di quello che ritiene una genuina tradizione dell’ellenismo. Questa maturazione, in lui educato alla dottrina cristiana, avvenne dopo il contatto con filosofi microasiatici e, dice Libanio (Or. 18,19), egli «si liberò dalla pelle d’asino» e iniziò la sua condanna del Cristianesimo anche con persecuzioni e provvedimenti legislativi restrittivi e vessatori, sostanzialmente come reazione all’adesione ai principi cristiani dei parenti Costanzo II e soprattutto Costantino. Profondamente conoscitore delle scritture, Giuliano si “impegna” a confutare il Cristianesimo in modo anche filologico, con i suoi stessi passi, commentati e spiegati come a lui era più congeniale. Nei Cesari (362) Giuliano afferma che il modello ideale è l’imperatore Marco Aurelio, e invece Costantino sarebbe «servo del piacere e della dissolutezza» e si sarebbe affiliato al Cristianesimo perché quella religione prometterebbe impunità ad empi e corrotti; Giuliano cita in proposito le stesse parole di Cristo: «chi è corruttore, chi assassino, chi maledetto e ributtato da tutti, venga qui fiducioso; con quest’acqua lavandolo, lo renderò in un attimo puro…». Nel 363 d.C. ad Antiochia Giuliano compone il Contro i Galilei, per polemizzare con i Cristiani che egli appella, appunto, in modo per lui sprezzante di Galilei. Ma forse l’opera non circolava, se è vero che Gregorio di Nazianzo, che pure attacca il suo Misopogon  (Μισοπώγων, “Odiatore della barba”) pare non avere conoscenza, almeno diretta, del Contro i Galilei. L’opera giulianea – nota giustamente Guida – è andata perduta per tradizione diretta e, facendo riferimento a Johannes Reuchlin che per primo restituì il titolo Contra Galilaeos all’opera di Giuliano confutata da Cirillo e come fonte di una voce – scrive Guida – Julianus contra Galilęos in un Catalogus nonnullorum librorum qui adhuc gręce extant (fra il 1571 e il 1557) da Alfonso de Cortona, si può escludere che il testo giulianeo sopravvivesse ancora nel XVI secolo, come Augusto Guida aveva già scritto nel prezioso contributo La trasmissione del testo del Contra Galilaeos e un nuovo misterioso frammento, in G. Huber-Rebenich - S. Rebenich (eds.), Interreligiöse Konflikte… (pp. 91-109). Ciò detto, l’opera è interamente ricostruibile solo attraverso le citazioni degli autori cristiani che ad essa risposero. L’intento programmatico di Giuliano l’Apostata – scrive Guida – era quello di «smascherare la presunta rivelazione divina dei cristiani quale perfida macchinazione di uomini che sfrutta la parte irrazionale dell’anima per trasformare in oggetto di fede una favola mostruosa». Secondo Giuliano, Cristo non ha mai sostenuto di essere il Logos e non avrebbe mai approvato il culto dei martiri e dei loro sepolcri.  I Vangeli sinottici, a suo avviso, sono incoerenti con quello di Giovanni e si prestano all’analisi critica di un «mal riuscito prodotto di una macchinazione a fini di inganno».

 

Replica e tradizione

All’attacco diretto di Giuliano alla fede cristiana risponde Teodoro di Mopsuestia e in questo fu il primo, anche se Cirillo già aveva cercato di confutarlo, affermando che «i tre libri dell’Apostata contro i santi Vangeli e la pura religione dei Cristiani turbano molti ed hanno già provocato danni non lievi…». Guida nota che un altro autore a confutare Giuliano fu Filippo di Side, e anche prima di Cirillo (cfr. Socrate Scolastico, Hist. Ecc. 7,27).

La maggior parte delle citazioni (i frammenti 1 e 3-9 dell’edizione di Augusto Guida) ci viene tramandata dalla Catena palatina al Vangelo di Luca, compilata da un anonimo redattore bizantino tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo, giunta integralmente in un codice scritto agli inizi del XII secolo (Vaticano Palatino greco 20). Frammenti individuati nel 1622 da Leone Allacci (1586-1669). Guida ne ricostruisce la storia e cita ulteriori studi, soprattutto quelli di Karl Neumann nel 1880, che rappresenta «una tappa fondamentale degli studi giulianei» e le cui conclusioni sono accolte dalla generalità degli studiosi attuali. Nel 1983 Augusto Guida ha pubblicato nella rivista “Prometeus” un primo studio sulla Catena e i frammenti giulianei (cfr. Augusto Guida, ‘Frammenti inediti del Contro i Galilei e della replica di Teodoro di Mopsuesta’, Prometheus, IX (1983) 139-163). Ma nuovi impulsi e nuova luce dà ora il frammento 2, con gli studi sulla tradizione delle Catene alla Genesi di Françoise Petit (cfr. Catenae Graecae in Genesim et in Exodum, I: Catena Sinaitica, ed. by Françoise Petit, Corpus Christianorum. Series Graeca, II (Turnhout: Brepols, 1977)) che ha pubblicato quattro frammenti tramandati nel commento a Gen. 15, 9-12, provenienti dalla Catena alla Genesi composta nella metà del V secolo. In base a questi dati, Guida spiega nel volume l’ordinamento corretto dei frammenti e la genesi del titolo dell’opera teodorea. Quanto alla data di composizione della Replica a Giuliano non disponiamo di informazioni da altre fonti se non lo stesso testo; l’ipotesi di Neumann, comunque, è quella che essa sia stata composta intorno al 380 d.C., e Guida ne spiega i motivi in un paragrafo del libro. Dopo aver trattata dei metodi e delle fonti della Replica, Augusto Guida illustra nei paragrafi finali della lunga introduzione (che occupa le pp. 11-79) Specifici motivi teologici presenti nella Replica e Caratteri dell’esegesi della Replica. «Il testo teodoreo – scrive – vuole essere innanzi tutto un’analitica e precisa confutazione delle obiezioni rivolte da Giuliano alle dottrine e alle sacre scritture dai cristiani […] Giuliano per altro non è solo un pagano che chiede chiarimenti e formula obiezioni dall’esterno, ma è un interlocutore che proviene dalle stesse file cristiane, di cui è stato per lungo tempo un membro, e che non solo è addentro ai testi dell’Antico e del Nuovo Testamento ma si è documentato accuratamente sull’evoluzione storica del mondo cristiano». Tra Giuliano da un lato e Teodoro dall’altro c’è un dibattito cristologico e Teodoro presenta e riafferma le sue posizioni antiochene sui problemi cristologici in merito all’umanità e alla divinità di Cristo (le due nature, umana e divina, e la loro relazione) e le conseguenze del peccato di Adamo per la condizione umana. L’esegesi che affiora nell’opera è in linea con quella dei Commenti biblici dello stesso Teodoro. Guida sottolinea «l’aderenza puntuale al testo da chiarire e commentare» e il «ricorso a spiegazioni che non vengono imposte secondo schemi esterni preordinati» ma nascono da un approfondimento dei dati forniti dal testo.

Un’opera preziosa, come già era la prima edizione, che ora aggiunge nuova linfa agli studi giulianei e completa e ravviva la figura di Teodoro di Mopsuestia, un teologo da riscoprire e approfondire.

 

Salvo Micciché

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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