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Ragusa, 18 luglio 2014 – È uscita, in questi giorni, l'ultima fatica letteraria dello scrittore pozzallese Gianni Scala dal titolo Matrioska Sicilia edito dalla casa editrice David and Matthaus e si può acquistare presso Mondadori e Feltrinelli oltre che nelle migliori librerie italiane. 

Il romanzo sarà presentato a Roma.

 

Tornare a casa da un paese lontano dopo tanti anni non è mai facile. Si ha paura di quello che si troverà, ma anche di ciò che non si troverà più. È un atto di coraggio, una spinta interiore, una vocina, come quella che guida l’elefante fino a un determinato luogo che solo lui conosce, per tuffarsi nel grande sonno. Ma il protagonista, Francesco Barrera, non ha effettuato quel viaggio per morire nella sua terra, come lui stesso dice:

"Tuttavia, non riuscivo, come sempre, a spiegarmi il motivo di questo mio rientro… o forse fingevo di non saperlo. Ma dovevo tornarci in questa terra, non per il desiderio di morirci e venirci seppellito, ma per rinascere e continuare a viverci, come una nave, una qualsiasi imbarcazione, un qualunque battello che torna dopo aver navigato migliaia e migliaia di miglia, ritorna, arriva sempre, nel porto da dove è partito."

Fin dall’antica Grecia esiste tutta una letteratura di ritorni, quelli che nel remoto e affascinante idioma si chiamano “Nostoi” e che, all’inizio, narravano dei perigliosi viaggi verso casa degli eroi che combatterono a Troia e che non furono quasi mai fortunati. Ma c’è una differenza fra Francesco Barrera e Ulisse: il nostro eroe ellenico ci mise la bellezza di dieci anni a rivedere le sue amate sponde, quell’attracco se lo sognò per mille notti, lo desiderò ardentemente, lo raggiunse senza tentennamenti, senza ripensamenti. Francesco, pur lontano per un trentennio, compie un viaggio aereo veloce, che non gli lascia il tempo di abituarsi, di acclimatarsi, di riallacciare il rapporto con una terra che ce l’ha con lui, perché se n’è andato e rivede la sua Pozzallo con un tuffo al cuore. Ma c’è una caratteristica comune: entrambi gli eroi, quello antico e quello dei giorni nostri, si avvicinano alla patria sotto mentite spoglie, non si fanno riconoscere poiché è così che possono osservare non osservati.

Le cose, al nostro siciliano, vanno sorprendentemente bene: l’amicizia spontanea che spunta immediatamente col suo stesso nipotino che porta il suo nome è una cosa che va oltre le umane convenzioni, una intimità profonda, che unisce due anime lontane per età ed esperienza, ma assolutamente coincidenti, come se il piccolo Francesco fosse l’erede spirituale dell’anziano e stanco nonno. L’uomo ritrova anche vecchi amici, problemi antichi e nuovi nel piccolo paese dimenticato, gli scenari e gli orizzonti azzurri che ancora lo emozionano fino alle lacrime. 

Ma non finisce qui: all’interno di un logoro quaderno, di quelli con la profilatura rossa, Francesco ritrova un’altra storia della Sicilia, quella mirabilmente scritta dallo zio Vastianu, considerato in famiglia quello “matto”, fuori dagli schemi, ma sicuramente geniale, che ricorda un delitto, con le tinte crude e sfumate di mistero che racchiudono tutta la sua sicilianità, filtrato dagli occhi innocenti di due bambini che si imbattono in quella scena di morte che non riescono a comprendere.

 

La capacità di Gianni Scala di avvolgere con il suo stile poetico e struggente, la sua prosa poetica espressa in prima persona, intrisa di delicata nostalgia, è mirabile e il lettore viene inesorabilmente trascinato verso quegli scenari, a tratti cullato, a tratti inquietato, ma sempre accolto dentro il libro, proprio come sono solite fare le persone di quelle terre, diffidenti sì, ma pronte a donare il cuore, a far entrare nella propria casa il viaggiatore stanco per offrirgli un bicchiere d’acqua fresca e il profumo delle loro stanze.

 

La storia nasconde quindi un’altra storia, la Sicilia si fa portavoce di tante Sicilie, ognuna coi suoi tentacoli, perché anche chi vi è nato sa che siamo in una terra controversa, magica, piena di storia e cultura, ma allo stesso tempo misteriosa e terribile, stanca, abbandonata alla spicciolata dai suoi stessi figli.

 

"Matrioska Sicilia" (David and Matthaus, 2014) non potrà non avvincere il lettore, trascinarlo in tutte le Sicilie possibili: sulle onde, nelle ruvide boscaglie, nelle pupille scure delle donne, nei silenzi, nel sudore caldo, ricordandogli ancora una volta che nessun viaggio potrà mai dirsi tale se non c’è un ritorno.

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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