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  • Rubrica: Spigolando

Non ci considera nessuno, e forse non è poi così male

 

Ragusa, 27 aprile 2022 — La parte di Sicilia che chiamiamo iblea, quella babba, elegantemente appellata “il Sudest”, è da sempre fuori dai giri. Un po’ di turismo è arrivato grazie a Montalbano, ma è nulla rispetto a quanto possiamo offrire dalla natura alla cultura, passando dal mare e dal bel tempo.

Epperò siamo e rimaniamo ai margini. Un esempio su tutti, sciocco, cretinetto, ma emblematico: c’era un circo equestre che aveva montato il tendone a Pozzallo. Un bel giorno (si fa per dire) una delle tigri che si esibiscono nel circo è scappata. Vagando per la periferia della città portuale, ed avendo fame, ha “pensato bene” di farsi l’aperitivo uccidendo e divorando un pony.

I giornali online della zona hanno scritto con tempestività dell’episodio, qualcuno ha anche aggiungo delle foto. Basta, tutto qui.

Bisogna dire che se una tigre scappa dal circo e vaga per la periferia di Roma ad accorrere è la RAI, e se la periferia dovesse essere quella di Milano le troupe di Mediaset avrebbero imbastito una serie di collegamenti con tanto di interviste ai testimoni «signora lei cosa ha visto? di che striature era?» …

Una tigre che scappa dal circo montato a Pozzallo non fa notizia oltre i confini provinciali, a dimostrazione che siamo davvero la periferia del mondo (occidentale), e nessuno ci calcola.

Però, a ben pensarci, non è detto che questo sia un fatto da biasimare, che debba farci arrabbiare o preoccupare. La meravigliosa e incomparabile bellezza di Ibla è tale molto probabilmente perché dal dopoguerra alla metà degli anni Ottanta del Novecento nessuno se l’è filata, anzi, i residenti sono fuggiti in massa.

L’abbandono, però, almeno in quel caso, ha significato conservazione, involontaria ma efficace. Alla fine del lungo periodo di oblio ci siamo ritrovati con un gioiello che oggi tutto il mondo ci invidia. Magari non proprio tutto il mpondo, ma molti certamente sì. E che poi la tigre scappa e nessuno se ne interessa (a parte il pony), pazienza.

 

Saro Distefano

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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