Ragusa e dintorni
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Ragusa, 2 luglio 2020 — Ho scattato le foto che mostriamo a corredo dell’articolo circa un mese fa, se non di più. Scatto foto col mio smartphone con la giusta (secondo me) pacatezza, nel senso che, vecchio come sono, ho ancora vivido il ricordo delle macchinette coi rullini analogici da 24 o 36 pose. Allora si scattava solo quando si era ragionevolmente certi di non sprecare lo scatto, che costava. Oggi col cellulare posso fare tutte le foto che voglio, e gratis. Ma quella riserva mi è rimasta.

Fatta la premessa sulla inestirpabile mia propensione al risparmio – ma meglio sarebbe dire lotta agli sprechi, che fa più chic – torno alle foto.

Sono chiarissime. Una automobile grande e bella, immagino anche costosa, parcheggiata (posso garantire: per una intera mattinata di un giorno feriale) con due ruote sul marciapiede (di una strada cittadina assai trafficata). Dire fastidiosa è dire poco.

Perché ovviamente quei pneumatici e quella bianca carrozzeria hanno dato fastidio ai passanti. Anche a quelli snelli (insomma, si fa per dire) come me. Immagino poi le signore anziane, e chi spinge un passeggino, per tacere di chi è costretto su una sedie a rotelle.

Epperò quelle foto scattate oltre un mese fa mi sono tornate alle mente quando ho trovato la stessa macchina – ne sono certo, per via di alcuni dettagli della carrozzeria, ché ricordare la targa per i miei due neuroni è cosa praticamente impossibile – nello stesso posto e sempre con le ruote sopra il marciapiedi. Alla terza volta, ed è episodio di tre giorni fa, ho cercato e trovato le foto nella galleria di immagini del mio cellulare cinese da 35 euro.

Le propongo perché lungi da me l’idea di emulare i perennemente connessi su Facebook solo e soltanto per parlare male degli altri, ma certamente mia l’idea di dare un contributo perché questo gentile signore, la prossima volta che dovesse parcheggiare con le ruote sul marciapiede, saprà che qualcuno si è indignato per il suo incivile comportamento. E ora? Nulla, niente, basta. Io rimarrò indignato, e lui un imbecille che impedisce alla sua stessa anziana madre di passare col carrellino della spesa, anche se in quella automobile c’entra un intero supermercato.

 

Saro Distefano

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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