Ragusa e dintorni
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Ragusa, 15 ottobre 2020 — L’Ufficio che cura il verde pubblico al Comune di Ragusa dirà, come ha detto mille altre volte, che si trattava di alberi ammalorati. Quando gli si farà notare (e lo hanno fatto in molti) che all’apparenza gli alberi sembravano in ottima salute, allora la replica sarà una tra le due: sane all’apparenza ma in realtà malate (del resto gli esperti sono loro e non voi. Ed è vero), oppure: sono sanissime, ma pericolose perché instabili (ulteriore possibile variante: sanissime ma le radici potrebbero fare danno). Ed anche in questo caso l’Ufficio avrà ragione.

Certo è che di questi tempi a Ragusa i pini (s’intende l’albero, non il diffuso diminutivo di Giuseppe, per fortuna) sono nel mirino della struttura tecnico amministrativa che cura il verde pubblico.

Tagliati e quasi mai sostituiti (il che fa pensare che, quando al Comune dicono di aver tagliato il pino perché instabile potrebbe non essere vero: se è instabile un pino, e ci sta, lo togli e lo sostituisci con un’altra cultivar). Ovunque in città.

Quelle che proponiamo sono le foto scattate due giorni fa (perdonerete la pessima qualità, ma a Ragusa la norma è la giornata grigia e malinconica) dall’esterno dello stadio Comunale di contrada Selvaggio. Le abbiamo messe a confronto con le immagini tratte dal servizio (bellissimo, utilissimo, necessario per tantissimi motivi) Google Maps.

Evidente appare ai più (non dico a tutti perché al Comune di Ragusa potrebbero anche dirci che si tratta di illusione ottica) che quei pini rigogliosi (ma non siamo agronomi, potrebbero, invero, essere stati gravemente malati) sono stati eliminati. E adesso il paesaggio, ovviamente, è molto cambiato. Ma non disperiamo. Possibilmente tra qualche mese, tornata la primavera e sconfitta la pandemia, potremo fotografare rigogliosi alberi di «quellochesivuole», basta che non siano pini.

Ai malpensanti (di cui abbonda la nostra comunità) che hanno subito pensato al fatto che tagliare un grande pino significa ricavarne molta legna, diciamo subito che quell’albero, notoriamente, è inservibile in tal senso: legno troppo resinoso.

Una ultima cosa: molti amici sostengono che problemi di ordine cittadino vadano segnalati all’amministrazione. Teoricamente essa è realizzata e personificata nella figura del sindaco. Ed è vero. Ma noi crediamo che disturbare il primo cittadino per queste nostre piccole fissazioni (alla fine, a ben pensarci, il verde pubblico è pochissima cosa rispetto ai tanti, grandi problemi attuali) sia inutile, quando non controproducente. E ovviamente non prendiamo in considerazione l’assessore competente (che è, ricordiamolo, solo e soltanto un delegato, un nominato dal sindaco, non un eletto). Ne deriva, alla fine, che nel mentre sindaco ed assessori arrivano, passano, si dimenticano, i funzionari stanno lì, per decenni.

 

Saro Distefano

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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