Ragusa e dintorni
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Ragusa, 22 ottobre 2014 – “Chi per la patria muor, vissuto è assai…”, è  la  rima che ha suggellato il significato profondo della cerimonia di intitolazione dell’ex via 502 al soldato ragusano  Salvatore Occhipinti, classe 1914, Medaglia di Bronzo al Valor Militare, deceduto in combattimento a Cassabile il 10 luglio del 1943. Ieri pomeriggio un folto pubblico, alla presenza delle autorità civili, religiose e militari, ha assistito  ad una commemorazione emozionante per i vari momenti rituali e di preghiera e per le parole degli intervenuti che hanno voluto sottolineare la grandezza del sacrificio del giovane soldato Occhipinti,  che affrontò coraggiosamente per amor di patria un destino tragico. 

A condurre la cerimonia Gianni Iurato, che ha tracciato un profilo storico del contesto in cui perse la vita il soldato ragusano. E’ poi seguito un toccante intervento della nipote prof.ssa Tiziana Occhipinti. Dopo l’inno di Mameli, il sindaco Federico Piccitto ha  scoperto la targa sulle note del “Silenzio”. La cerimonia è proseguita con la benedizione e l’omelia di padre Salvatore Dinatale e gli interventi del sindaco Federico Piccitto, che ha rimarcato le qualità umane di un giovane marito e padre in guerra,  del Comandante dell’ Arma dei Carabinieri  Sigismondo  Fragassi, del Comandante della Guardia di Finanza Alessandro Cavalli, del Presidente del Consiglio Comunale  Giovanni Iacono, che ha posto l’attenzione sull’attualità di certi temi legati al sacrificio ed alla difesa della propria terra riferendosi ai combattimenti in corso nella martoriata città di Cobain.

A chiudere la celebrazione il discorso commovente del prof. Carmelo Occhipinti, figlio del caduto in guerra, che ha ricordato i momenti tragici vissuti dalla propria famiglia il 10 luglio del 1943, esprimendo con quel  “Ce l’hai fatta, papà” la grande soddisfazione per il riconoscimento pubblico ed istituzionale, attraverso l’intitolazione di una via cittadina, che rende giustizia ad un giovane eroico uomo, morto lontano dai suoi cari.  

Le vicende legate alla morte del giovane soldato Occhipinti sono ben delineate dalle fonti storiche tratte dagli archivi del Ministero della Difesa, dagli archivi del Distretto Militare di Siracusa e dai testi di Tullio Marconi “Assalto a tre ponti” e Domenico Anfora “Ignis in corde”. L’episodio, che valse al soldato la Medaglia di Bronzo alla Memoria, si riferisce allo sbarco degli alleati. Risulta dai rapporti che le comunicazioni  erano state interrotte dai guastatori inglesi e che la postazione italiana era rimasta in una situazione di isolamento. Il responsabile delle comunicazioni era proprio il soldato–telegrafista Salvatore Occhipinti che dovette uscire durante la notte per accertarsi dell’accaduto. Si imbatte con l’8° armata del generale Montgomery con cui ingaggio, insieme ad altri commilitoni, un violento combattimento in cui perse la vita. “Dissero a mia nonna che aveva combattuto ostinatamente fino alla fine – ricorda la prof.ssa Occhipinti –  che nel combattimento si era distinto e che gli avevano assegnato una medaglia al valore. Le dissero che aveva coperto volontariamente la ritirata dei suoi commilitoni  e che con il suo sacrificio aveva difeso  la vicina batteria. Questa però, oltre ad essere una storia di guerra, di morte e di eroismo – e qui il ricordo si fa intimo -  è anche una storia d’amore. Così mi disse mia nonna. Un amore condiviso che portò un soldato, ligio al suo dovere, a disattendere gli ordini, ad abbandonare di notte il proprio accampamento di Contrada Camemi e farvi ritorno alle prime luci dell’alba. Per raggiungere la moglie 23enne ed il figlio di 2 anni. Ma gli allontanamenti furono notati ed il nonno fu punito e trasferito a Cassibile, dove ebbe il suo appuntamento con la morte. 

Perché la guerra, si sa, non sa niente di amore, di famiglia e di casa”.

 

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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