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Itinerari sentimentali, tra agricoltura e cucina domestica: a Noto ci si incontra per riscoprire e difendere il territorio: “Grande affluenza e grande consenso per la prima edizione di Ma(n)gianoto”

 

Noto, 1 luglio 2014 – La natura e la storia, la botanica e la letteratura, una lista della spesa contadina per piatti quasi gourmet: ingredienti dal passato e dal presente, mescolati insieme come solo uno chef-filosofo poteva inventarsi, hanno fatto il successo della prima edizione di “MA(N)GIANOTO – Le tavole e i giardini gastronomici del Barocco”, festival di itinerari sentimentali, tra cucina domestica e agricoltura netina, che è nato per la prima volta quest’anno, su iniziativa degli assessorati alla Cultura e al Turismo del Comune di Noto, nell’ambito della Primavera Barocca e degli eventi dell’Infiorata di Noto 2014, proprio con la direzione artistica di Carmelo Chiaramonte. 

Il week end del 27, 28 e 29 giugno ha trasformato la città in un “orto magico” di piccole e grandi sorprese, attraverso le escursioni sul territorio e le escursioni del gusto. 

L'apertura del festival, quanto mai insolita - "un aperitivo a base di frasciame", parafrasando recuperi dialettali cari a Chiaramonte - ha fatto un po' da manifesto ideale dell'iniziativa: si è trattato infatti di una escursione etnobotanica, affidata alla guida di Fabio Morreale, presidente di Natura sicula e uno dei più grandi esperti di piante spontanee alimentari della Sicilia, tra i sentieri delle meraviglie di Noto Antica. Molti sono venuti da fuori per l'occasione, ma anche per chi la conosce bene si è trattato di un modo del tutto inedito di attraversarla, andando ad indagare non solo la storia, l'archeologia, le tracce dei tempi e anche della tragedia che ne ha segnato le sorti, ma anche la vita che ancora la abita: i capperi e la carota selvatica, la salvia e il salvione, il terebinto, l'azarolo, il lentisco e tutte le altre specie - tanto quelle mangerecce quanto quelle velenose - che la fitoalimurgia aiuta a conoscere. Fabio Morreale l'ha fatto a modo suo, rinunciando alle spiegazioni didascaliche e puntando piuttosto - riuscendoci - a suscitare emozioni.

Emozioni al pari di quelle che - nel raccordo ideale tra la città madre e la città attuale che MA(N)GIANOTO ha proposto, lungo questo viaggio di "ri-conoscimento" di radici, odori e sapori - Carmelo Chiaramonte e Corrado Assenza hanno suscitato dal palco del Teatro Comunale, sabato sera, grazie alla loro "Lezione di cucina a teatro: dintorni e contorni della natura iblea": un discorso senza soluzione di continuità tra la letteratura e i fornelli, il rigore della scienza e il piacere della degustazione. Se Carmelo Chiaramonte ha ritagliato per sé il ruolo del padrone di casa e provocatore con i suoi ospiti, Corrado Assenza, con i coltelli impugnati a mo’ di bacchetta magica, ha letteralmente ipnotizzato il pubblico, conducendolo nella preparazione di una cena completa - dall'antipasto al dolce - capace di abbattere le “sovrastrutture” che tengono separati il dolce e il salato: dai gamberi nel miele alle vongole con le albicocche, dal tonno con le ciliegie ai peperoni con le pesche. Un racconto di vite che si incontrano e devono trovare il modo di stare bene insieme, come i peperoni col basilico, o come gli innamorati di pane impastati e modellati dalle mani sapienti di Margherita Chiaramonte, la mamma dello chef, che nella sua immancabile incursione sul palco ha ricordato al pubblico quei gesti che le mani delle nostre mamme e delle nostre nonne conoscevano a memoria e ripetevano all’infinito con disinvolta naturalezza. 

Proprio “La cucina imperfetta della mamma” è stata poi protagonista delle degustazioni di domenica, al Cortile del Convitto Ragusa. Il Mercato della Terra Iblea, con i frutti e gli ortaggi dimenticati, cucinati da Carmelo Chiaramonte nella sua “degustazione degli orti” e poi nella cena preparata con le “donne iblee” hanno visto la collaborazione di Coldiretti, Campagna Amica, Valle del Tellaro, Exentiae, Birrificio Rocca dei Conti; e ancora Exentiae, con oli essenziali siciliani ed erbe officinali; e Materia Viva, con gli ecogioielli di Stefania Corallo. 

“Grazie alle centinaia di persone che sono venute a Ma(n)gianoto – commenta Carmelo Chiaramonte, nella sua veste di direttore artistico del festival – abbiamo avuto la conferma che c’è un mondo di persone sensibili al territorio, fermamente interessate e determinate a difenderlo, cominciando a scegliere di comprare i prodotti dei piccoli artigiani, che hanno avuto pure loro l’occasione di incontrarsi e di scoprire che ci sono persino cuochi interessati ai loro argomenti. Un festival così non può che essere un punto di partenza per porre punti interrogativi (e punti esclamativi) su questo tema: siamo contenti di averlo fatto insieme a un pubblico che è stato insieme a noi con l’aria curiosa e la faccia serena. Un piccolo ringraziamento va a coloro che magari non escono spesso di casa, eppure sono venuti tutti i giorni: una donna netina mi ha detto che le ricordo un po’ Giufà, e questa è già una bella soddisfazione!”. 

“Chiudiamo questa esperienza con un bilancio certamente positivo, di grande affluenza e di grande consenso”, conferma l’assessore alla Cultura del Comune di Noto Cettina Raudino:  “E ne ero certa, sin dal momento in cui mi sono affidata alla professionalità e al carisma di Carmelo Chiaramonte. Abbiamo visto nelle persone il grande desiderio di ritrovarsi nella quotidianità e colmare le grandi falle del nostro vivere di oggi, riscoprendo un modo di stare insieme che passi dalla semplicità e dal piacere autentico del buon cibo. Sono orgogliosa anche di aver avuto sul palco del Teatro comunale Tina Di Lorenzo il nostro Corrado Assenza. Possiamo dire di aver messo insieme le eccellenze del Val di Noto, personaggi emblematici legati ad un territorio omogeneo dal punto di vista culturale, artistico ed enogastronomico. Spero sin d’ora che ci sarà l’anno prossimo un’edizione due di Ma(n)gianoto, che si possa radicare sempre di più nel nostro contesto urbano”.

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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