Spettacolo
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Ragusa, 7 luglio 2017 – Premio dei giornalisti accreditati al corifeo Gabriele Portoghese, un giovane che ha saputo armonizzare canti e poesia in un unicum di melodie in cui l’antico ed il moderno cantano una verità che non conosce tempo.  Svecchiare il classico sembra essere stata la prerogativa del regista Giorgio Barberio Corsetti e la scelta su Ficarra e Picone ne ha decretato il successo. 

Il Dio Dioniso ed il servo Xantia nei panni di Ficarra e Picone: si, potremmo benissimo invertire i personaggi e gli interpreti perché in “Le Rane” di Aristofane quel magico mondo greco si è calato a 360 gradi nell’attualità. 

A delle critiche nascenti su Facebook  e social network, circa la convinzione che quella de “Le Rane” con Ficarra e Picone non stia risultando “fra le migliori recitazioni di cui si fregia il teatro”,  ci viene spontaneo rispondere che a questa edizione 2017  è stata sicuramente data una chiave di lettura moderna a cui potremmo abituarci nei prossimi anni. 

Una recitazione, quella di Ficarra e Picone e degli altri attori in scena, snella e professionale che non ha appesantito la pièce di Aristofane che comunque ha già  poco a che vedere con la strutturazione della tragedia classica a cui siamo soliti assistere.  Il teatro, affollatissimo tutti i giorni dal 29 giugno scorso ad oggi, sta rispondendo bene ad ogni rappresentazione ed assistere a 15 minuti di applausi  ogni sera è già un traguardo che ricompensa gli sforzi e la maestria del regista Giorgio Barberio Corsetti che ha saputo, altresì, fondere l’armonia scenica dei due comici siciliani con il magnifico coro di giovani, i puri di cuore contro gli impostori, diretti da Gabriele Portoghese. Uno svecchiamento dovuto! Ed è così che sulla scena il Dio del teatro, Dioniso, sceglie di anteporre il senso della giustizia e il bene dei cittadini alle proprie preferenze personali. A pensarci bene, calandoci nell’attualità, questa saggezza è sconosciuta tra i nostri politici e governanti, manager e banchieri la cui arroganza e sete di potere impedisce al nostro Paese di uscire dalla situazione disastrosa in cui si trova. E come insegnano i titoli di coda di un film, potremmo dire che  ogni riferimento a persona o cosa è puramente casuale. 

 E Dioniso  a ragione e con saggezza decide di dare la palma della vittoria ad Eschilo, le cui idee “cantate” da poeta tragico possono essere messe in campo per salvare Atene dal disastro.  Le sue idee sono state ritenute più fattibili e meno chimeriche di quelle di Euripide il quale a torto era già stato dato per vincitore tra i due. Ed ecco che ritroviamo  un altro insegnamento valido in politica oggi più che mai: mai fidarsi dalle apparenze, quelli che contano alla fine sono i fatti.  Mai più, sembra dire il regista, una città lontana dal teatro e molto dedita alla politica il  cui iter è sempre più dominato da interessi personali.

Ed  è così che Eschilo, scelto da Dioniso, accetterà questo suo “mandato” con la sua poetica visione del mondo. Ma  prima di tornare tra i vivi farà un patto affinché sul trono, alla destra di Plutone,  sieda Sofocle e mai Euripide. 

Un video, tra  altri molto cari al regista, immortala Ezra Pound, il poeta americano che si ribellò al capitalismo ma anche all’usura ai tempi del fascismo, intervistato da Pier Paolo Pasolini nel 1968. Antico e moderno, tempi che si specchiano l’uno nell’altro: anche il regista oggi ha scelto il suo poeta e con umiltà si è calato nei panni di Dioniso. 

 

Giovannella Galliano

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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