Spettacolo
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«È sempre stata l’arte a raccontare la storia dell’uomo e portarla avanti in una continua rinascita»: intervista alla Compagnia Godot

 

Ragusa, 27 marzo 2020 – Oggi è la Giornata mondiale del Teatro, giornata istituita nel 1962 dall’Istituto Internazionale del Teatro a sostegno delle arti di scena.

Oggi, come non mai, si sente il bisogno di arte, di storie raccontate, per cercare di trascorrere al meglio questo difficile periodo di emergenza sanitaria e di “Io resto a Casa”. Si sente il bisogno di parlare, di sentirsi uniti nonostante la distanza. Per questo abbiamo intervistato chi di storie ne hanno raccontate tante: Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna della Compagnia Godot, affiatato gruppo d’arte teatrale che è riuscito a mettere in scena commedie per divertire, tragedie per evidenziare i vizi e le virtù degli uomini e fiabe per i più piccoli.

 

Vittorio, che anno è stato il 2019?

Il 2019 è stato un anno fantastico per la Compagnia GoDoT con un inizio della 14ª stagione di Palchi Diversi intenso, con spettacoli che hanno avuto sempre un grande successo di pubblico, lo stage e gli spettacoli di fine corso dei Lab senior e junior (sempre molto partecipati con più di 40 allievi); per non parlare di un'estate memorabile, in cui abbiamo messo in scena 3 classici: Edipo Re, Medea e Pluto contemporaneamente. L'afflusso di turisti (circa 4.000) da tutto il mondo ci ha lasciato senza fiato e ci ha ricompensato come non mai.

 

Il 2019 è un anno da ricordare anche per un Natale movimentato, con tanti spettacoli messi in scena tra cui il Canto di Natale proprio il giorno di Natale

Ogni Natale riproponiamo il Canto di Natale di Dickens perché è ormai un nostro cavallo di battaglia e ogni volta ci rende felici poterlo replicare. Quest’anno abbiamo anche donato il ricavato del pubblico a favore dei bambini più bisognosi della scuola di Via Ecce Homo. Poi il ‘Raccontafiabe’ per l'Epifania ci ha dato tante soddisfazioni con un folto pubblico di bambini. Poi è stato anche replicato nelle scuole fino a poco prima dello stop totale. Il ‘Re muore’ di sicuro è stato uno dei momenti più alti della nostra attività. Un testo che rappresenta più di altri la nostra identità teatrale ed artistica. Siamo rimasti davvero sorpresi dalla facilità con la quale il pubblico (adulti e bambini) si è fatto coinvolgere. 

 

Come è iniziato per voi il 2020?

Il 2020 è iniziato bene con la ripresa di ‘Ziq è sulla spiaggia’, il quale ha avuto un ottimo riscontro anche a Catania, e poi uno degli spettacoli più impegnativi (con una compagnia numerosissima) cioè Il ‘Teatrino delle meraviglie’ anche questo portato a Catania con grande successo e dopo il quale si è interrotta bruscamente ogni tipo di attività. Ci portiamo però dietro il ricordo dell'ultima replica a Ragusa, al Teatro Marcello Perracchio, con un mare di applausi a scena aperta e grandi risate. Poi un altro ricordo è l'ultima replica in assoluto della stagione cioè Il ‘Vestito nuovo dell'imperatore’ fatto a Catania per la stagione del Piccolo teatro.

 

Come state vivendo questo periodo di stop forzato?

Questo periodo non può che essere vissuto da noi come una specie di prigionia, perché per persone abituate a non stare mai ferme e a lavorare incessantemente 365 giorni l'anno, tante ore al giorno, fermare tutto così repentinamente è stato un trauma, soprattutto perché la causa è gravissima e fuori da ogni previsione e immaginazione. In più abbiamo il peso di non poter continuare l'attività con tutti i nostri ragazzi (anche loro ‘reclusi in casa’) e per i quali il teatro è stato sempre una valvola di sfogo e fucina di creatività. È inutile negare che la nostra attività sarà forse tra le più penalizzate perché non considerate (a torto) tra le prioritarie. In ogni caso, è giusto anche cogliere questo momento di riflessione forzata per ri-pensarci, re-inventarci e capire quali sono le cose importanti per ciascuno di noi perché crediamo che nulla sarà più come prima.

 

Federica, che progetti avrete quando tutto questo finirà?

I nostri progetti sono la continuazione dell'attività che si è interrotta, un'attività che non sarà però più la stessa. Sicuramente stiamo lavorando su noi due con un progetto nuovo - al momento l'unica cosa possibile e certa - e se mai ci dovesse essere uno spiraglio per l'Estate 2020, non ci troverà impreparati perché siamo certi di poter realizzare almeno uno degli spettacoli che erano già stati programmati. Naturalmente, speriamo di poter in qualche modo realizzare in futuro anche l'ultimo spettacolo che era in cartellone ad Aprile e sul quale i nostri ragazzi, attraverso video e telefonate, stanno continuando a studiare.

 

Il Teatro nella stragrande maggioranza prende spunto dalla realtà. Pensate di mettere in scena uno spettacolo dal titolo “Pandemia”?

L'unica cosa di cui siamo sicuri è che non faremo mai uno spettacolo sul tema pandemia: primo perché lo riterremmo fuori luogo; secondo perché sarà un argomento molto inflazionato e terzo perché questa esperienza ci segnerà notevolmente e inevitabilmente come artisti e come esseri umani e per questo cercheremo di esprimere la nostra voglia di risalire sul palco e di aprire il sipario attraverso la grande letteratura e le metafore dei più grandi autori classici e contemporanei.

 

Che messaggio volete rivolgere al vostro pubblico?

Al nostro pubblico lanciamo il messaggio di non lasciarsi prendere troppo dalla paura e, anche se a piccoli passi, di riprendere ad andare a teatro quando ce lo concederanno e di non lasciare soli noi e tutti gli artisti che in questo momento stanno vivendo la stessa angoscia. Perché, nella storia dell’umanità, è sempre stata l'arte a raccontare e rappresentare la storia dell'uomo e portarla avanti in una continua rinascita. Ai nostri allievi, di indagare sé stessi nel profondo, prendendo ciò che ci può essere di positivo in un momento così universalmente tragico, ricercando quale sia la vera motivazione per le cose che hanno già fatto e per quelle che vorranno fare. Coltivare cioè la passione fino in fondo e capire che cos'è l'essenziale. Perché noi crediamo, così come ci dice Il piccolo principe: che l'essenziale è invisibile agli occhi...

Lucia Nativo

 

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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