Cultura
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Ragusa, 30 maggio 2017 – Si è chiusa sabato, presso Palazzo Garofalo a Ragusa, la mostra di Franco Cilia Il tempo di Goya nella collezione di Sebastiano D’Avola.  

L’evento, organizzato dallo Studio Legale Associato D’Avola e dall’Associazione Aurea Phoenix a cura di Andrea Guastella, ha presentato alla cittadinanza «la collezione di dipinti di Franco Cilia che il compianto avvocato Sebastiano D’Avola raccolse nel suo studio dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta: un corpus di oltre quaranta lavori, molti dei quali esposti in musei come il MASP di San Paolo del Brasile».

In occasione del finissage della mostra, che in queste settimane ha riscosso un’ampia eco, il maestro Gino Carbonaro ha proposto la sua personale interpretazione musicale dei dipinti di Cilia, eseguendo con la fisarmonica una serie di brani storici appositamente pensati per accompagnare i quadri. Una serata che ha coinvolto non  poco il pubblico presente in sala con una brillante performance avente per tema I colori della musica.

Arte musicale e arte pittorica si sono intrecciate dando vita a due dimensioni tanto diverse, almeno in apparenza, quanto intrinsecamente vicine e certamente contraddistinte da un comune denominatore che è la sensibilità dell’artista. Note musicali che hanno accarezzato il cuore dei presenti e che, attraverso la fisarmonica di Gino Carbonaro, hanno raccontato la dimensione visiva ciliana proponendo con forza una tematica che è stata da sempre presente, forse non solo nella musica ma in tutte le arti, dove più che cercare ciò che l’artista “dice” è meglio chiedersi quale sua esperienza umana voglia far condividere.

EÈ proprio in questo che Franco Cilia fa riflettere sottoponendo alla nostra attenzione le sue tele attraverso quel “tenero battito dell’infinito”.

Al termine della serata, l’avvocato Aldo D’Avola ha consegnato a Gino Carbonaro il Premio alla carriera dedicato alla memoria di suo padre, l’avvocato Sebastiano D’Avola: un premio che si intende destinato alle personalità iblee che si siano segnalate in ragione dei loro meriti artistici e culturali.

 

Giuseppe Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

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