Cultura
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#Ragusa, 15 febbraio 2016 – Primo venerdì di quaresima: un cielo plumbeo, appena velato da una leggera pioggia, accompagna le ore della prima mattinata ragusana. La cattedrale di San Giovanni Battista è già pronta ad accogliere chi attraversa la Porta della Misericordia. Un’anziana signora, curva sulle sue stanche membra, con andatura zoppicante e cappottino mal abbottonato, collocandosi sulla navata laterale si inginocchia per recitare una preghiera. Poi si siede e inforca i suoi piccoli occhiali sbilenchi. Sul banchetto, su cui poggia la sua consunta borsetta, nota un opuscoletto di poche pagine che inizia a sfogliare con interesse e curiosità: una Via Crucis la cui sequenza testuale è guidata da immagini. Una iconografia che accompagna il lettore verso la “Via della Croce”, ricostruendo il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota, artisticamente rivisitata attraverso l’anima pittorica del maestro Franco Cilia. Sue, infatti, le opere riprodotte sull’opuscoletto mentre il contenuto è tratto dal Sussidio Quaresima 2016 predisposto dalla Conferenza episcopale italiana. 

«Nell’articolare le immagini – confessa l’artista - è stato il passo di Luca (Lc 9, 23) a ispirarmi, in particolare quando l’evangelista dice “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. E il soffrire diventa dolce quando si ama». 

Sono in tutto 15 le icone tratte dalle sue opere, in cui si nota un Cristo che, nonostante abbia subìto la spaventosa flagellazione, riscatta e vivifica le nostre fibre più segrete. 

Quando Gesù cade per la prima volta, si accascia ai piedi dei soldati che imprecano e minacciano. Accanto al Cristo un’umanità decaduta che dall’artista è schematicamente tratteggiata da semplici ombre sagomate e che simboleggiano il lato oscuro della personalità individuale. Cilia, però, rovescia il rapporto metaforico codificato dalla tradizione tra tenebre e luce, proiettando sulle sagome quanto più radicalmente si oppone, ovvero lo splendore proveniente dal Cristo. 

La sequenza iconografica culmina con la risurrezione. Essa è un «evento dentro la storia che – spiega Cilia - infrange l’ambito della storia e va al di là di essa». E il Cristo risorto, nell’interpretazione data dall’artista, indica con gli occhi un orizzonte nuovo che va ad inaugurare una rinnovata dimensione dell’essere uomini. 

 

Giuseppe Nativo

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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