Cultura

Modica, 12 febbraio 2019 – Un progetto ambizioso ma anche il più ragionevole obiettivo da raggiungere per valorizzare a dovere il patrimonio di considerevole valore di cui dispone la città di Modica. Con questi intenti il Museo Civico “F. L. Belgiorno” alle collezioni archeologiche, unitamente a quella di Assenza e di Quasimodo si arricchisce delle collezioni Storiche.

La serata inaugurale si terrà sabato 16 febbraio, ore 17.30, a Palazzo della Cultura di Modica (Corso Umberto I, n. 149).

Ai saluti istituzionali del sindaco, Ignazio Abbate, seguirà la relazione introduttiva di Maria Monisteri, assessore alla Cultura del Comune di Modica.

Sono previsti gli interventi di Giuseppe Barone (direttore onorario Biblioteca comunale “S. Quasimodo” di Modica), Catia Bernava (responsabile delle collezioni del Museo), Giovanni Distefano (direttore onorario del Museo). 

Giuseppe Nativo

Modica, 11 febbraio 2019 – Un appuntamento letterario molto partecipato ed apprezzato dal pubblico intervenuto, quello tenutosi lo scorso sabato a Modica al Caffè Letterario Quasimodo, ove è stato presentato il libro “Ciciri. Racconti di terra di Sicilia” della scrittrice palermitana Sandra Vita Guddo; un libro – ha detto Domenico Pisana, introducendo la serata, che  non è un memoriale di sicilianismo, ma un rilancio dell’orgoglio isolano nella sua dimensione storico-culturale ed esistenziale”. 

Sandra Guddo offre ai suoi lettori un viaggio narrativo nel quale esalta una “isolitudine” di bufaliniana memoria, e dove  l’elemento comune dei racconti è l’ amore per la terra di Sicilia, per la sua storia, per il suo dialetto, per il suo paesaggio e per il carattere dei suoi abitanti.

La serata ha visto l’intervento  di Antonio Licata, critico letterario e prefatore del volume, nonché  fondatore dell’Università Popolare di Palermo, il quale ha tracciato le coordinate fondamentali dei singoli racconti del libro con una puntuale disamina che ha messo in luce il rapporto tra “storia e controstoria” presente nel volume soffermandosi sui personaggi principali dei singoli testi narrativi. 

Gli attori Giovanna Drago e Giovanni Blundetto, della Compagnia Teatrale "I Caturru" di Scicli, hanno incantato il pubblico con le loro letture sceneggiandone i dialoghi, mentre il “Duo Coppola”, composto da Enza Strazzulla alla chitarra, e Giuseppe Coppola alle percussioni, ha reso meravigliosa la serata con canti siciliani appropriati  alla dinamica storica dei racconti e con un brano finale dal  titolo “Ciancitilu”, il cui  testo, di Serafino Amabile Guastella,  che è stata eseguito insieme con a pamela Vindigni e Grazia Torrisi, sarà  il brano che concluderà il carnevale che si terrà prossimamente a Modica  e che accompagnerà il momento nel quale verrà bruciato il pupazzo che rappresenta il carnevale.

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  • Argomento: Accademia della Crusca

Arancini siciliani: Vanno declinati al maschile o al femminile? Dirime la questione la scheda di Stefania Iannizzotto per l’Accademia della Crusca 

 

Una volta si argomentava sul “sesso” degli angeli. Oggi si discute di quello delle/gli “arancin*”. In buona sostanza – al di là della bontà culinaria che ci offrono i cuochi della nostra assolata Trinacria – tale termine come si deve declinare? Al maschile (quindi “arancino”) o al femminile (ovvero “arancina”)?

Tempo fa la questione era arrivata persino all’Accademia della Crusca, uno dei principali punti di riferimento per le ricerche sulla lingua italiana. Per dirimere la controversia, rinfocolata anche da un famoso libro di Andrea Camilleri ovvero “Gli arancini di Montalbano”, l’istituzione, che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia della lingua italiana, si è espressa osservando che entrambe le forme (tanto quella al maschile, quanto al femminile) possono essere utilizzate. La differenza, se proprio bisogna essere precisi, sta nel fatto che il famoso e gustoso timballo di riso cambia forma, ovvero: rotonda nella parte occidentale della Sicilia e rotondo o, molto spesso, a punta nella parte orientale (forse perché evoca la figura del vulcano Etna).

Al di là dell’approfondimento di natura linguistica, la scheda dell’Accademia della Crusca – a firma di Stefania Iannizzotto, chiaramontana di nascita (cfr. l’articolo di Laura Curella per il quotidiano “La Sicilia” del 5 febbraio 2016, p. 27) – riporta anche alcune notizie circa la nascita di questa specialità tutta siciliana, le cui origini sembrerebbero risalire al periodo della dominazione araba (dal IX all’XI secolo). “Gli arabi – si legge nella scheda – avevano l’abitudine di appallottolare un po’ di riso allo zafferano nel palmo della mano, per poi condirlo con la carne di agnello prima di mangiarlo; da qui la denominazione metaforica: una pallina di riso con la forma di una piccola arancia (nāranj). Come si legge nel Liber de ferculis di Giambonino da Cremona (curato da Anna Martellotti, 2001) – tutte le polpette tondeggianti nel mondo arabo prendevano il nome dalla frutta a cui potevano essere assimilate per forma e dimensioni (arance ma anche albicocche, datteri, nocciole)”. E naturalmente il paragone con le arance si sposa bene con la Sicilia dato che l’isola ne è sempre stata ricca. La studiosa scrive però di non aver trovato, tuttavia, tracce di questa preparazione nella letteratura e nelle antiche cronache almeno fino alla seconda metà del XIX secolo: un periodo, dunque, molto più recente di quanto si potrebbe pensare.

Il primo vocabolario siciliano che registra la forma “arancinu” è il Dizionario siciliano-italiano di Giuseppe Biundi (1857) che lo descrive come “una vivanda dolce di riso fatta alla forma della melarancia”: dolce, non salata. Ma spiega Iannizzotto che, comunque, i passaggi dolce/salato non sono infrequenti nelle varie fasi della gastronomia, tanto che la pizza alla napoletana è ancora nella Scienza in cucina di Pellegrino Artusi (ediz. 1911) un dolce fatto di pastafrolla e crema.

Nel Vocabolario siciliano-italiano del Traina (1868) dalla voce “arancinu” si rinvia a “crucchè”, che sono “specie di polpettine gentili fatte o di riso o di patate o altro”. In questi dizionari non risultano mai menzionati né la carne né il pomodoro. Non sappiamo quando questi due ingredienti siano entrati nella ricetta. “Alla luce di questi fatti – continua la scheda – il legame tra il supplì siciliano e la tradizione araba non sembra più così certo, mentre si potrebbe pensare che si tratti di un piatto nato nella seconda metà del XIX secolo come dolce di riso, ma che sia stato trasformato quasi subito in una specialità salata”.

Inoltre il nome di questa preparazione, aggiunge la Crusca, “secondo l’ipotesi suggerita dal dialettologo Salvatore Trovato, potrebbe derivare non solo dalla forma dell’arancia, ma anche dal suo colore: in siciliano infatti le parole che indicano nomi di colori si formano da una base nominale più il suffisso -inu, quindi arancinu ‘di colore arancio’, come curaḍḍinu ‘del colore del corallo’”.

È di qualche settimana la notizia che anche la Treccani stia studiando per il suo vocabolario una definizione che si rivela di ardua soluzione. Ancora una volta, in singolar tenzone di natura squisitamente culinaria, da un lato i catanesi con il loro “arancinu”, dall’altra i palermitani con la loro “arancina”.

 

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All’Istituto d’Istruzione Superiore “G.Verga” di Modica Seminario sul Programma Erasmus + European Educational Experiences 

 

Modica, 25 gennaio 2019 – Si è svolto nel pomeriggio di Giovedì 24 Gennaio presso l’Aula Magna dell’Istituto d’Istruzione Superiore “G.Verga” di Modica, un importante evento di formazione, informazione e disseminazione di esperienze condotte in ambito europeo da un consistente gruppo di  docenti e personale ATA dell’Istituto, nell’ambito del Progetto ERASMUS +.

Il Seminario era rivolto a dirigenti scolastici, docenti e personale ATA, interessati a realizzare una esperienza di formazione in servizio ed aggiornamento ed a cogliere le opportunità offerte dal Programma Europeo di Mobilità Internazionale Erasmus PLUS.

Durante il Seminario, che rientra tra le attività di disseminazione del progetto KA1 “European Educational Experiences”, in corso di realizzazione all'Istituto di I.S. "G.Verga" di Modica, sono state fornite informazioni sulle opportunità di formazione all'estero per il personale della scuola; numerosi gli interventi del personale docente dell’Istituto “G.Verga”, che hanno riferito in merito alle diverse esperienze relative ai Corsi strutturati e di Job-Shadowing realizzate in Germania, Francia, Spagna ed Inghilterra.

L’evento, aperto da un intervento del Dirigente Prof. Alberto Moltisanti sulla formazione dei docenti in ambito Europeo come valore aggiunto dell’offerta formativa, è stata un’occasione per conoscere le opportunità e approfondire le modalità di candidatura per progetti di mobilità del personale della scuola; un intervento riguardante gli aspetti organizzativi e tecnici è stato curato dalla Prof.ssa Daniela Aprile, referente Erasmus + dell’IIS “G.Verga”.

Nutrita la partecipazione registrata, da parte di docenti provenienti da Istituti Scolastici di tutta la Provincia di Ragusa.

“La Madonna partoriente” di Salvatore Carulli

 

“… Maria ha partorito…

aiutata dalle donne…

Queste lavano Gesù mentre

riscaldano i panni per vestirlo…

e lo presentano al popolo

 

Ragusa, 24 dicembre 2018 – Da alcuni anni la Chiesa San Filippo Neri a Ragusa Ibla è stata oggetto di esposizione di molteplici presepi di varia tipologia e fattura che sono stati molto apprezzati anche dai turisti. Tali iniziative si sono sviluppate nel corso degli anni soprattutto grazie all’operosità ed impegno profuso da non pochi fedeli e di volenterosi appartenenti al quartiere che ruota attorno la citata Chiesa San Filippo Neri. Per il Natale 2018 si è pensato ad un qualcosa di particolare che non solo dovesse stimolare gli animi ma rappresentare qualcosa di duraturo. L’idea principe proposta dall’instancabile sig.ra Guastella – promotrice di tanti eventi negli anni scorsi – è stata quella di poter installare un presepe permanente. Da qui l’idea di realizzare scene della Natività monumentali per valorizzare il patrimonio architettonico di Ibla attraverso la preziosa opera di un “preseparo”.

Per lo svolgimento, preparazione e installazione dell’opera presso la Chiesa San Filippo Neri è stato dato incarico all’artista avellinese Salvatore Carulli il quale ha proposto un tema a lui assai caro, ovvero quello de “La Madonna partoriente” in stile napoletano del Settecento. Il presepe è stato donato dall’Associazione Amici del Presepe Napoletano del ‘700 “Alfonso Carulli” e fa parte di un Trittico che ne comprende altri due: il “Presepe della Madonna che allatta” ed il “Presepe della Madonna Nera di Montevergine” (Avellino). Il lavoro di predisporre scene sulla Natività affonda le sue radici nel 1223 quando il poverello d’Assisi diede vita per la prima volta a un presepe.

La tradizione si è poi sviluppata nel corso dei secoli sino ad arrivare agli Trenta del XVI secolo quando San Gaetano da Thiene (1480-1547; sacerdote, che a Napoli si dedica a pie opere di carità, in particolare adoperandosi per i malati incurabili) propone l’allestimento di un presepe con figure in legno abbigliate secondo la foggia del tempo dopo che la Madonna, apparsagli in visione, gli aveva concesso il privilegio di tenere il Bambino Gesù tra le sue braccia. Il merito di San Gaetano fu quello di arricchire la rappresentazione con personaggi che appartenevano al mondo antico e all’epoca contemporanea, senza cadere in possibili anacronismi. In tal modo, il Santo diede vita a quella che sarebbe rimasta una delle principali caratteristiche del Presepe: la sua atemporalità. Fu così che a Napoli e dintorni si diffuse la consuetudine di allestire una scenografia presepiale che poi prese la denominazione di “Presepe Napoletano”. All’interno di questa articolata trama culturale, popolare e familiare si inserisce il Presepe della famiglia di Salvatore Carulli, autore dello splendido presepe allestito presso la Chiesa San Filippo Neri a Ragusa Ibla, che dal padre Alfonso eredita quattro edifici (negli anni ’50 del secolo scorso) utilizzati poi come “arredo urbanistico” della Natività.

Il “Presepe della Madonna partoriente” si presenta, dunque, come una sorta di libro che racconta lo stato d’animo del suo autore e le “contaminazioni affettive” di cui è stato oggetto nell’eseguire le scene che lo compongono. Il tema della Natività si presenta in maniera molto inconsueta: Maria è distesa ed è aiutata dalle donne che lavano Gesù mentre altre si affannano a riscaldare i panni per vestirlo, mentre papà Giuseppe attende alla culla. “Questa scena – spiega l’artista Salvatore Carulli – ripresa nel momento dopo il parto vuole essere un omaggio alle donne che talora rischiano la vita nel concepire ed è anche un omaggio a mia madre”, verso la quale l’artista nutre un dolcissimo ricordo. Tante le simbologie presenti. Non passa inosservata, ad esempio, la carrozza dei Re Magi. “Si tratta – precisa l’autore – di una ‘berlina napoletana’ ed è una splendida e fedelissima riproduzione di un raro giocattolo settecentesco conservato nella collezione Luigi Parmeggiani a Reggio Emilia”.

Al tanto attesto taglio del nastro presente il Sindaco di Ragusa, don Pluchino, don Giuseppe Antoci, la sig.ra Guastella che tutti hanno ringraziato per la sua vulcanica e coinvolgente attività. L’architetto Enza Battaglia ha introdotto la serata inaugurale accennando l’importanza dell’iniziativa favorevolmente accolta dalla Diocesi di Ragusa e che ha avuto l’adesione di tantissimi sponsor.

Il presepe è visitabile, dalle ore 17 alle 20, nei giorni 25, 26, 29, 30 dicembre 2018 e ancora 1, 5, 6 gennaio 2019. 

Giuseppe Nativo

Ragusa, 20 dicembre 2018 – Il 30 novembre 2018 si è tenuta a Roma,  presso l'istituto San Leone Magno, la premiazione delle scuole che si sono distinte in ambito letterario, giornalistico e teatrale, da parte dell'Agenzia "Dire" e del giornale "Diregiovani/La scuola fa notizia".

Anche l'Istituto "G. Carducci" di Comiso ha ricevuto un attestato di merito per "la motivazione e l'impegno" trasmessi ai giovani dai docenti, referenti del laboratorio di scrittura creativa e dalla Dirigente, dott.ssa Maria Giovanna Lauretta, che ne ha promosso l'attuazione dell'iniziativa. Il prof. Giancarlo Licitra, presente all'evento, in qualità di curatore del laboratorio, ha rilasciato un'intervista sul valore catartico e liberatorio della scrittura, specialmente fra i giovani, auspicando che molti, sempre più, possano scoprire questa meravigliosa arte, che a detta di Recalcati, nella sua recente pubblicazione, "A libro aperto", riesce a rompere la monotonia della routine per farci incontrare con noi stessi e con gli altri, in modo creativo e maieutico, molto spesso, inedito.


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Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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