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Se si dovesse dipingere una tela con i colori della Sicilia descritta dalle narrazioni di Andrea Camilleri, sicuramente si sceglierebbero i colori della sua immaginaria Vigata che – televisivamente parlando – appartengono al territorio ibleo e, di conseguenza, alla frazione marinara di Punta Secca, Scicli, Modica e Ragusa. Una Vigata in cui “le storie, i delitti sono tanti e tali da far impallidire la Chicago degli anno ’20. E per ciò che riguarda i personaggi, gli uomini, le ambientazioni, credo che la Sicilia sia così prismatica da essere una fonte inesauribili di spunti”. Fin qui la confessione letteraria di Camilleri fortemente ancorata alla sua Trinacria, dove gli echi letterari di Verga e Capuana non sembrano essere evaporati. 

Camilleri uomo, narratore, favolista. E’ su questa triade che bisogna orientarsi per capire meglio la sua figura o è necessario incunearsi nei meandri del variegato mondo di Camilleri attraverso una ricognizione completa e, soprattutto, aggiornata delle sue molteplici opere? E’ questo l’universo a più dimensioni che ha cercato di scandagliare Federico Guastella, paternese di nascita, ma fin dalla tenera età vissuto a Chiaramonte Gulfi (da cui era originario il padre, pronipote dello scrittore Serafino Amabile Guastella), apprezzato saggista ibleo, col suo recente volume “Andrea Camilleri. Guida alla lettura” (Acireale, Gruppo Editoriale Bonanno, 2015, pp. 252). 

Lo scenario in cui si muove l’impianto narrativo di Camilleri, papà del commissario Salvo Montalbano, è molto ampio ed articolato come rivela l’universo femminile rappresentato da donne soavi e inebrianti come la Sicilia; donne dal fascino inquietante e scandalose, perché non hanno paura di prendere ciò che è loro, compresa la libertà. Guastella percorre il suo itinerario senza enfasi e soprattutto ponendo dinanzi al lettore l’immaginario creativo dello scrittore empedoclino “da cui veicolano lo sguardo sull’uomo e i vari ecosistemi storico-sociali” in cui prendono sostanza e metamorfosi “vicende e circostanze, senso e non senso, incastri logici degli avvenimenti e casualità estrema e/o apparente”, come annota il prefatore Salvatore Stella. 

Non bisogna dimenticare il periodo storico in cui Camilleri emette i primi vagiti. Nasce a Porto Empedocle la prima domenica di settembre del 1925 (in pieno regime fascista) e, ancora ignudo, la levatrice lo espone dal balcone di casa per assistere alla processione di San Calogero. Papà Giuseppe, definito “squadrista all’acqua di rose”, possiede non pochi libri che favoriscono il suo approccio alla lettura. La madre è molto rigorosa e la nonna materna, che gli ripete spesso “Scrivi comu ti detta ‘u cori”, asseconda il suo animo di narratore che cresce su due terreni paralleli: l’uno dell’invenzione pura; l’altro dell’ambientazione realistica. Ed ecco Andrea Camilleri “sinceramente fascista, ma, come egli stesso ammette, intimamente di sinistra”. Uno scrittore tra i più letti ed amati del nostro tempo, che ha saputo reinventare il genere giallo con raffinata architettura narrativa, creando personaggi vividi e indimenticabili che diventano quasi reali in quanto accomunati da una lingua parlata con una sua corposità e sonorità che fa da effetto collante con gli ambienti. 

Quella di Federico Guastella – scrive Raffaele Puccio nella sua “Testimonianza” al volume - si rileva opera preziosa divulgativa che “ha il merito di avere operato una suggestiva panoramica delle opere di uno dei più prolifici ed efficaci scrittori” che punta l’attenzione ad una realtà vista quasi arcanamente, nella dimensione dell’enigmaticità che l’attraversa e scorgendone quelle significative “coincidenze” che danno una svolta all’agire.

 

Giuseppe Nativo

 

 

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All’autore, in occasione del Premio Arte e Cultura Siciliana intitolato a “Ignazio Buttitta”, la cui XVI edizione si è tenuta l’otto dicembre scorso presso il Castello Chiaramonte di Favara (Agrigento), è stato assegnato il 1° premio settore saggi letterari con la seguente motivazione:

 

Un'approfondita guida alla lettura di tutte le opere di Andrea Camilleri. Un lavoro complesso e condotto con grande scrupolo, opera per opera, entrando dentro aspetti non sempre di facile evidenza, seguendone progressivamente tematiche e moduli stilistici. Uno strumento molto utile per leggere un autore apparentemente non difficile e dalla vastissima produzione letteraria. Opera altamente meritoria perché non mira a esprimere giudizi critici e valutativi, ma di ogni opera fornisce limitati, seppur preziosi, spunti di riflessione critica e di comprensione”.

 

Antonio Patti (Presidente della giuria)

 

Lo scopo di un'opera onesta è semplice e chiaro: far pensare. Far pensare il lettore, lui malgrado

Paul Valéry

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